Mario Furlan, life coach – Tre domande fondamentali

Il life coach e formatore Mario Furlan

Il life coach e formatore Mario Furlan

Molti non amano ciò che fanno.  Sul  lavoro, o nella vita in genere. Eppure vogliono vivere a lungo. Così, ironia della sorte, faranno ancora di più ciò che detestano.
Anziché lamentarsi perché non ci piace ciò che facciamo, sul  lavoro o nella via in genere, è meglio affrontare i problemi come sfide. E porci le seguenti tre domande:
1) Cosa posso fare?
2) Cosa posso leggere?
3) A chi posso chiedere consiglio o aiuto?
Leggere (o guardare video, o ascoltare podcast) è importante. Cercando su Google puoi trovare tutte le informazioni che ti servono, e molte di più. Ma avere le informazioni giuste non basta: serve anche avere qualcuno che ti incoraggi, ti aiuti, ti sostenga. In modo da motivarti ad agire per cambiare. E per arrivare a fare, finalmente, ciò che ami.

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Mario Furlan, life coach – Come vincere la paura

Come vincere la paura: lo insegna Re Leonida nel film 300

L’attore Gerard Butler impersona Re Leonida di Sparta nel film 300: un eroe che insegna come vincere la paura

Ricordi cosa disse il coraggiosissimo re spartano Leonida nel film 300? “La paura è una compagnia costante, ma accettarla ti renderà più forte”.
Aveva ragione: coraggioso non è chi non ha paura, ma chi la affronta. Chi non ha paura è soltanto un incosciente.
Avere paura è normale. Come avere fame, sete, sonno o voglia di andare in bagno. Quindi non avere paura di avere paura: la paura ti aiuta. Perché ti avvisa che hai una sfida di fronte a te. E che devi prepararti ad affrontarla.

Da punto di vista biochimico il sentimento della paura deriva da un cocktail di ormoni, di cui uno è il principale e il più noto: l’adrenalina. L’adrenalina ti dà una botta di energia, utilissima per affrontare la sfida. Gli uomini primitivi avevano bisogno di avere paura per fuggire dagli animali feroci o dai loro feroci simili. Oppure per affrontarli e ucciderli. Che fosse per fuggire o per colpire, la paura dava loro molta più energia. Non a caso si dice che la paura metta le ali ai piedi…
Oggi, almeno in un Paese in pace come il nostro, dove non rischiamo la pelle tutti i giorni, non dobbiamo più affrontare questo genere di pericoli. Oggi i pericoli che abbiamo in mente sono perlopiù immaginari. Non a caso Mark Twain scrisse: ho avuto molta paura di molte disgrazie, che però non si sono mai verificate.
Paura di qualcosa di inesistente, o quasi? Spesso sì. Oppure amplifichiamo la paura di un pericolo reale. Moltissimi hanno una paura nera di prendersi il Covid; di perdere il lavoro; di perdere la persona amata; di finire in carrozzina…

Non possiamo escludere nulla dalla vita. Che è imprevedibile per definizione. Però quel che è certo è che ci roviniamo la vita con queste masturbazioni mentali. Mi ricordo un padre terrorizzato dall’idea che sua figlia potesse prendere il Coronavirus, o che potesse venire stuprata, o che comunque potesse capitarle qualcosa di terribile. Ad oggi, che io sappia, non le è capitato nulla. Ma intanto lui si è fatto venire un’ulcera. E lei è costretta – poverina – a sopportare le sue ansie esagerate.
Abbiamo paura quando ci preoccupiamo che possa succedere una sventura. O di non essere all’altezza della situazione. Che poi le cose vadano davvero così, è tutto un altro discorso…

Come vincere la paura

Una frase illuminante di Aristotele, che viene attribuita anche a Confucio, ci aiuta a tacitare le preoccupazioni e a vincere la paura: “Se c’è una soluzione perché ti preoccupi? Se non c’è una soluzione perché ti preoccupi?”
Serve avere la lucidità necessaria per capire se possiamo farci qualcosa: e allora facciamolo. Oppure se non ci rimane altro che accettare l’evento negativo: e allora è meglio accettarlo serenamente. Cercando, semmai, di circoscriverne le conseguenze.

La paura – ormai l’hai capito – è qualcosa che esiste nel cervello, non nella realtà. Proprio per questo dobbiamo tenere occupato il cervello. Evitare che parta per la tangente e costruisca fantasmi e mostri, come i bambini che li temono anche se non esistono. Certo, alcuni timori si potrebbero concretizzare. Ma posso sempre affrontare anche la situazione più disgraziata nel modo più produttivo. Come? Restando nell’oggi. Vivendo in compartimenti stagni di 24 ore. Praticando quella che oggi si chiama mindfulness: prestare attenzione al momento presente, con consapevolezza e senza giudizio.

E’ inoltre fondamentale avere, ogni giorno, obiettivi da raggiungere. Obiettivi professionali e personali: sul lavoro, in famiglia, nello sport… Perché ti occupano la mente. E se sei concentrato su di loro, realmente e concretamente, hai da fare. E non hai tempo da perdere a trastullarti con le tue paure più o meno immaginarie.

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Mario Furlan, life coach – Saper perdere

Donald Trump: un adulto infantile, perché non sa perdere

Donald Trump: un adulto infantile, perché non sa perdere

I bambini, essendo infantili, pretendono che tutte le ciambelle riescano col buco. Vogliono vincere sempre, non accettano la sconfitta. E se non ottengono quello che vogliono frignano, pestano i piedi, si disperano. Fanno le vittime. E il vittimismo, come sappiamo, è una delle tante declinazioni del rifiuto ad assumersi le proprie responsabilità. Oppure diventano aggressivi. Può anche capitare che abbiano tutte queste reazioni insieme.
Ricordo quando, a 5 anni, facevo la boxe con mio padre. Ci mettevamo entrambi i guantoni, e ci tiravamo pugni. Io con tutta la mia forza, lui delicatamente. Se non lo mettevo ko mi arrabbiavo. E lui, naturalmente, stava al gioco. Fino a quando, un giorno, mi mise al tappeto lui. Io mi infuriai. Al che lui mi diede una lezione preziosa: “Nella vita ti possono buttare a terra. Ma non importa. L’importante è non piangere; imparare dai propri errori; e ritirarsi in piedi. Solo così potrai vincere al prossimo incontro!”

Crescendo, impariamo infatti che prima o poi perdi. E’ matematico. Fa parte della vita. Ma la sconfitta può poi trasformarsi in vittoria, se capiamo la lezione e non commettiamo più lo stesso errore. Come ha detto il Dalai Lama, “quando perdi, non perdere la lezione”.
Tutti, prima o poi, perdiamo. Perché tutti sbagliamo. Ma c’è chi è pronto a riconoscere i suoi errori, e a correggerli. E chi, invece, cerca di occultarli. Se rifiutiamo la sconfitta, fingendo di non aver sbagliato nulla e dando tutta la colpa agli altri, non impariamo nulla. E siamo destinati a ripetere lo stesso errore. Come sta facendo Donald Trump: pretende di avere vinto le elezioni, pur avendole perso. Non accetta la realtà. Dimostrandoci, così, come si possa restare infantili anche in tarda età. Perché la maturità non è una questione anagrafica, ma mentale.

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