Sotto lo sterco c’è un diamante

Per diventare persone migliori non c’è bisogno di aggiungere qualcosa a ciò che già siamo, bensì di togliere ciò che non siamo. Immagina di essere un diamante. Ma che questo diamante sia ricoperto di sterco. E che per nascondere lo sterco e la sua puzza tu ci abbia passato sopra una mano di vernice, e ci abbia spruzzato su del profumo.
Negli anni ti sei abituato a questo stato di cose. E ti sei convinto che quello sei davvero tu. Ma non è così. Ci vuole coraggio a scrostare la vernice e ad affondare la mano nello sterco, fino ad arrivare alla gemma preziosa. Solo così, con forza d’animo e umiltà, potrai far risplendere il gioiello che sei.

Trova la tua diversità, in lei sta il tuo successo

Ho visto una mostra di quadri della nota pittrice Maria Lucia Soares. Ho trovato i colori particolarmente vivi. Mi è stato spiegato che lei dipinge su un materiale chiamato alcantara. Che esalta i colori. E questo le ha dato fama. E’ giusto distinguersi dagli altri. Valorizzare la propria differenza. Rendersi unici. Senza avere paura di essere diversi. Non serve avere tanti individui uguali. Serve avere persone fuori dal comune. Che magari fanno leva su qualcosa che per altri può essere un handicap, una debolezza. Il pilota Alex Zanardi ha dato il meglio di sé dopo l’incidente che gli ha amputato le gambe. Ed è diventato un simbolo di coraggio e di ottimismo. Un diverso? Sì. Per fortuna. Perché questo lo rende speciale.

I titoloni? Roba da deboli

Quando su un biglietto da visita leggo tante sigle altisonanti davanti a un nome – Dott., Prof, Cav, On., Sen., Comm. – mi viene da sorridere. E il titolare di quel biglietto mi fa, istintivamente, tenerezza. Perché dimostra di avere bisogno di rafforzare la sua immagine attraverso titoloni roboanti, qualifiche ridondanti, orpelli magniloquenti. E se avverti il bisogno di rafforzarti vuol dire che ti senti deboluccio.
Chi, al contrario, sa di valere non ha bisogno di usare titoli. Non dice “Sono il Dottor Mario Rossi”, ma “Sono Mario Rossi”. Sa di valere per quello che è. Non per la qualifica che ha. Le qualifiche le puoi perdere. Il valore rimane. Ed è la sola qualità che ti rende forte per davvero.

Non temere gli errori!

Tutti sbagliamo. Tutti commettiamo errori. Ma non tutti consideriamo sbagli ed errori un fallimento.
I paurosi hanno paura di sbagliare: temono di fare brutta figura. O di sentirsi dei falliti.
I coraggiosi non hanno di queste paure. Sanno che è normale inciampare lungo la strada dissestata della vita. Sanno che possono imparare dalle cadute. E sanno rialzarsi.
Sono come i bambini che stanno imparando a camminare. Cadono, ma non ne fanno una tragedia. E se ne fregano delle figuracce. Si tirano su. E ci riprovano. Finché non ce la fanno.

Sicuri sì, arroganti no

Gheddafi si sentiva  intoccabile: ora è alla frutta. Dominique Strauss-Kahn era abituato a prendersi le donne con la forza: ora rischia 70 anni di carcere. Chi ha potere e soldi pensa spesso di essere al di sopra degli altri. Della legge. Delle regole. Di poter fare ciò che vuole. Si circonda di cortigiani, di falsi amici che lo lodano. Anche quando sbaglia. E perde il contatto con la realtà. E’ il peccato che gli antichi greci chiamavano di hubris: un mix di arroganza, supponenza, tracotanza, eccessiva fiducia in se stessi.
Anche a noi, nel nostro piccolo, può capitare di sentirci troppo sicuri. E di sottovalutare i pericoli. L’autostima va benissimo, ma non deve sollevarci su un piedistallo. Perché a quel punto è facile cadere. E ritrovarci a pezzi. Meglio tenere sempre i piedi per terra. Ed essere umili, semplici, coscienti dei nostri limiti.

Il coraggio di ammettere gli errori

Tutti commettiamo errori. Perché siamo uomini. Ma non tutti li ammettiamo. Perché abbiamo paura di sembrare deboli. Di prestare il fianco alle critiche. O di fare brutta figura.
E’ il contrario. Sono i forti ad avere il coraggio di ammettere apertamente e onestamente i propri errori. E vengono rispettati per il loro coraggio e la loro franchezza. Chi invece pretende di avere ragione anche quando ha torto, oppure cerca di coprire e insabbiare, dimostra di essere fragile, insicuro. Teme di perdere la faccia. Senza capire che è proprio questo suo comportamento a fargliela perdere.

La responsabilità è sempre nostra

Se io ti insulto e tu ci resti male, di chi è la responsabilità? Mia? Risposta sbagliata: è tua. Perché sei tu che mi consenti di ferirti.
Hai varie opzioni di fronte a te. Puoi: 1) Soffrirne; 2) Arrabbiarti; 3) Infischiartene; 4) Gloriartene. Puoi, infatti, pensare: “Guarda quel Furlan! Scrive tanti libri sull’autostima e poi si comporta da cafone. Valgo più io, che non ho mai scritto nulla, di lui”. Come vedi, la scelta su come reagire è tua! Non sono gli eventi esterni a farci stare bene o male, ma il significato che attribuiamo loro. Non possiamo controllare gli eventi. Ma possiamo controllarne il significato.