Il segreto per farsi rispettare

Il rispetto reciproco dev’essere alla base delle relazioni, sia sul lavoro che nella vita privata. Tutti vogliamo essere rispettati e visti come autorevoli, assertivi e sicuri di noi; ma non sempre sappiamo come farci rispettare. Per fortuna ci sono dei segreti che, una volta applicati, ti aiutano ad acquisire sicurezza e carisma.

Alcuni modi per farsi rispettare sono risaputi. Non cedere alle insistenze altrui se vanno a tuo danno; non dire dì sì quando vorresti dire di no; evita di abbassare lo sguardo, di farfugliare, di parlare troppo velocemente o con un tuono di voce troppo basso; non chiudere la postura (ad esempio incrociando le braccia o le gambe). La tua reputazione dipende da vari fattori, ed è un elemento fondamentale per ottenere il rispetto delle persone.

Altri comportamenti per farti rispettare sono meno noti, ma altrettanto efficaci. Come il non ridere quando non è il caso. Un collega fa una battuta fuori luogo, che offende qualcuno? O racconta una barzelletta infelice, ad esempio razzista, sessista oppure omofoba? Se qualcuno si comporta male, la persona assertiva non lo ricompensa con un sorriso. Ha il coraggio di restare seria.

Per questo esprimere – con cortesia – il tuo dissenso ti fa guadagnare autorevolezza: nessuno prova rispetto nei confronti degli yes-men, coloro che non hanno la forza di dissentire.  Ma soprattutto mostrare serenamente i tuoi punti di debolezza è segno di grande forza. I deboli temono di mostrare le loro fragilità: i forti non le nascondono. Non hanno problemi a sorridere delle loro pecche, che sono comunque visibili agli altri. E così facendo si fanno rispettare e apprezzare.

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Mario Furlan è stato eletto “miglior life coach d’Italia” dall’Associazione Italiana Coach.

Mario Furlan spiega in questo articolo come farsi rispettare
Come farsi rispettare? Mario Furlan illustra i comportamenti più idonei

L’intelligenza artificiale contro le fake news

ALLARME FAKE NEWS, LE “BUFALE DEL WEB” TERRORIZZANO 9 CITTADINI SU 10 NEL MONDO. L’ANTIDOTO PER INVERTIRE IL TREND? L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

La verità ha un linguaggio semplice e non bisogna complicarlo”: con queste parole il noto drammaturgo greco Euripide definiva uno dei concetti più discussi della storia e, con il passare dei secoli, la stessa discussione si è accesa ancora di più fino ad arrivare ad un punto quasi critico all’interno della cosiddetta “AI Age”. La causa scatenante dietro allo sviluppo di questo scenario? Le fake news, ovvero le classiche “bufale” che, stando ad una serie di ricerche condotte sulle principali testate internazionali da Espresso Communication in vista dell’AI Week in programma dall’8 al 12 aprile, sono motivo di ansia e preoccupazione per i cittadini di tutto il mondo. Le prime conferme in merito giungono da una recente indagine condotta su scala globale dal The Guardian, secondo cui il fenomeno coinvolge quasi 9 persone su 10 (85%). Stando, invece, ad un’ulteriore ricerca effettuata dall’Università di Oxford, che prende in analisi solo UK, Stati Uniti e Germania, la percentuale sfiora il 60%. La situazione generale risulta ancora più allarmante una volta scoperti i risultati dell’indagine elaborata dal World Economic Forum e ripresa da Irish News: l’intelligenza artificiale, a causa delle nuove piattaforme basate sulla Generative AI, amplificherebbero la diffusione di contenuti fake e, di conseguenza, la disinformazione online.

Ora una domanda sorge spontanea: esiste una soluzione per invertire un trend, giorno dopo giorno, sempre più preoccupante? La risposta è sì ed è la tanto discussa intelligenza artificiale. Com’è possibile che diventi un alleato della verità? In primis, lo spiega Medium: l’AI, attraverso l’elaborazione del linguaggio naturale e il deep learning, è in grado di analizzare il contenuto, il sentiment e la struttura dei singoli articoli al fine di rilevare modelli e incoerenze che potrebbero indicare falsità o imprecisioni. Un esempio concreto viene offerto dal Massachusetts Institute of Technology, i cui ricercatori hanno sviluppato un sistema AI centered in grado di determinare la veridicità di una news con una precisione pari al 70%, valutando il pezzo sia da un punto di vista linguistico sia analizzando il contesto storico di appartenenza. Ulteriori indicazioni in merito giungono dall’Italia e, nello specifico, da esperti del Bel Paese, ovvero Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, fondatori della community Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice e organizzatori dell’AI Week, evento di punta del settore in cui si parlerà molto della tecnologia del momento applicata all’universo informativo in presenza di ospiti internazionali: “L’AI non sarà mai un nemico dell’umanità e, di conseguenza, non lo sarà nemmeno dell’informazione. Anzi, più andremo avanti, più sarà essenziale affidarsi all’artificial intelligence perché, con l’ausilio di algoritmi e piattaforme ad hoc, può identificare esagerazioni, pregiudizi e altri indicatori di disinformazione. In questo modo, la tecnologia diventa un vero e proprio «artificial detective» in grado di preservare la salute mediatica ed informativa globale. Quello delle fake news, relazionate all’AI, è un tema molto attuale e, proprio per questo, verrà definito nel migliore dei modi in occasione dell’ormai imminente edizione dell’AI Week, in programma dall’8 al 12 aprile con due giornate in presenza al Palacongressi di Rimini, con i maggiori esperti del settore riuniti per parlare di questo tema e di molto altro”.

Fanno seguito alle parole di Fiore e Viscanti, nuovi spunti interessanti sul tema fake news e artificial intelligence, questa volta offerti da Virginia Padovese, Managing Editor and VP Partnerships, Europe di NewsGuard: “Imparare a conoscere le enormi potenzialità dell’intelligenza artificiale è oggi fondamentale. Affinché l’uso degli strumenti che abbiamo a disposizione sia proficuo, dobbiamo capirne non solo i benefici ma anche i rischi. Pensando ai rischi legati alla disinformazione, sia per le aziende che per i cittadini, risulta importante maturare la consapevolezza che questi rischi esistono. Serve investire nella formazione per imparare a riconoscere le caratteristiche dei contenuti manipolati e serve allocare risorse per lo sviluppo di strumenti in grado di rilevarli. Si tratta di identificare e comprendere il sottile equilibrio tra nuove potenzialità e pericolosi limiti: dobbiamo essere aperti al nuovo e disposti a sperimentare ciò che l’IA ci offre capendo bene quali vantaggi possiamo trarre e quali misure di sicurezza dobbiamo mettere in atto.”

Partendo dalle dichiarazioni degli esperti, l’intelligenza artificiale può essere applicata in maniera strategica e mirata al fine di contrastare la diffusione della misinformation. In primis,l’AI, una volta integrata in appositi algoritmi, è capace di analizzare la fonte di provenienza dei singoli articoli, valutandone l’accuratezza. In caso di feedback negativo sull’attendibilità del website di riferimento, come provato anche dall’Università di Harvard, propone una serie di soluzioni alternative a seconda della ricerca che l’utente è interessato a portare avanti. In secondo luogo, la tecnologia del momento pone la lente d’ingrandimento sul nome dell’autore che si è occupato della stesura del pezzo: a questo proposito, caricando l’articolo su piattaforme ad hoc, è possibile scansionare lo scenario strutturato, partendo da una banca dati smisurata, per individuare eventuali anomalie e, soprattutto, distinguere i giornalisti in carne ed ossa dai cosiddetti fake reporter, ovvero creatori di news inesistenti. E ancora, un altro aspetto di assoluta rilevanza per l’AI in ottica rilevamento delle news false riguarda lo studio del contesto storico. Infatti, esistono sistemi che esaminano le notizie, confrontando gli spunti contenuti in loro stesse con lo scenario generale e, a seconda del risultato finale, decidono se consigliarle ai singoli utenti come spunti interessanti da leggere oppure no. E le immagini e i video presenti negli articoli sono soggetti ad analisi? Ovviamente sì: esistono app AI centered che, con l’aggiunta di filigrane digitali impercettibili all’occhio umano, capiscono se un’immagine è realizzata da professionisti in carne ed ossa oppure da artificial platforms poco consigliate. Lo stesso lavoro può essere fatto sui video, scansionando la voce delle persone o soggetti presenti all’interno della riproduzione.  

Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti
Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti

Mario Furlan, life coach – La lezione di Lenin per avere successo

Meglio meno, ma meglio“: è una delle ultime opere di Lenin, scritta nel 1923, poco prima di morire. Queste parole sono poi entrate nella lingua russa come espressione colloquiale, per significare che la qualità è più importante della quantità. E che le due cose raramente vanno insieme.
Non sono un fan di Lenin, però questa sua espressione mi piace. Perché in quattro parole illustra un concetto fondamentale, da applicare se vuoi avere successo: indirizza, focalizza, inquadra la tua attenzione e i tuoi sforzi. E scarta quello che ti ostacola.

Questo concetto lo ritroviamo anche nella natura.
Per far crescere bene le rose, devi potarle.
Per far crescere bene la verdura, devi togliere le erbacce che la soffocano.
Per far crescere bene un albero, devi tagliare i rami secchi.
Lo stesso vale per noi. Per dare il meglio di noi, in qualunque campo, dobbiamo potare. Togliere. Tagliare.
Sarebbe bello fare tante cose e frequentare tante persone. Ma non possiamo. Perché le ore del giorno sono solo 24. Quindi è meglio concentrarci su poche. Puntiamo su quelle, e potiamo tutto il resto.
Cosa ti impegni a potare, sin da ora?  Cosa, o chi, ti sta portando via tempo, senza darti nulla di buono in cambio? Impara a tagliare. E a dire di no. E’ l’unico modo per dire di sì a ciò che conta davvero.

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Come trasformare i tuoi giorni no

Se vai in palestra a sollevare pesi e fai 10 ripetizioni, qual è la ripetizione che ti fa crescere di più il muscolo? La risposta è… l’undicesima, quella che ti fa soffrire di più!
E se vuoi crescere interiormente, quindi diventare una persona migliore, quali sono i giorni che ti fanno crescere di più? La risposta non ti piacerà, ma è… i giorni peggiori, quelli che vorresti evitare, perché ti fanno soffrire di più!
Pensaci: quando tutto va bene non ti metti in discussione. Non esci dalla zona di agio. Perché stai bene dove sei, e non avverti l’esigenza di cambiare. Mentre è proprio quando stai male che sei stimolato a metterti in discussione, quindi a crescere. A farti coraggio, e a trovare il coraggio che non pensavi di avere. E ad affrontare, con tenacia e determinazione, nuove sfide.

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Mario Furlan, life coach – Anche tu rovini così i rapporti?

Mario Furlan è formatore, life coach e fondatore dei City Angels

Mario Furlan è formatore, life coach e fondatore dei City Angels

Ti fanno un favore? Spesso lo dimentichi. Lo sottovaluti. O lo prendi per scontato.
Ti fanno un torto, anche lieve? Lo ricorderai, probabilmente per sempre. Te lo legherai al dito. E, forse, cercherai di vendicarti.
Spesso basta un solo torto, magari fatto involontariamente, perché tutti i favori vengano immediatamente cancellati dalla nostra memoria.
Non è giusto. Ma è umano. E guasta, irrimediabilmente, le relazioni interpersonali.
Un detto orientale recita che i torti vanno scritti nella sabbia. Così il vento del perdono li può spazzare via. Mentre i favori vanno scritti nella pietra. Perché restino nella nostra memoria, e nel nostro cuore, per sempre.

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Mario Furlan, life coach – Come hai programmato il tuo 2024?

E’ iniziato un nuovo anno, il 2024. E, se sei come la maggior parte delle persone, avrai fissato degli obiettivi. Va benissimo, ma come li hai fissati? Con quali caratteristiche?

Abbiamo bisogno di avere obiettivi a lunga scadenza: uno, due, più anni. E obiettivi a breve, brevissima scadenza: un mese, una settimana. Ma anche un giorno.
Quasi tutti commettiamo un grave errore: tendiamo a concentrarci più sui primi (gli obiettivi a lungo termine) che sui secondi (quelli a breve): che potrò mai fare di decisivo in un giorno, pensiamo.
Invece gli obiettivi a breve e brevissima scadenza sono fondamentali. Perché sono tappe verso il grande traguardo. Perché  ci fanno capire che siamo sulla strada giusta. Ma soprattutto perché possono essere costanti fonti di motivazione e di energia vitale: ci consentono di assaporare una piccola vittoria quotidiana, e un successo dopo l’altro possiamo arrivare al trionfo finale!

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La top 10 dei Paesi che invertono il trend “Carbon emissions alert”

Giovanni Lorino, Ad Kone Italia e Iberica

La nazione che distrugge il proprio suolo distrugge sè stessa”: con queste parole Franklin Delano Roosevelt esprimeva un concetto mai così attuale. Si tratta del benessere ambientale, sempre più messo a rischio dall’inquinamento, dal riscaldamento climatico e, nello specifico, dalle emissioni di carbonio. A questo proposito, The Guardian lancia un vero e proprio “carbon emissions alert”, secondo il quale, in occasione dell’anno corrente, il più caldo mai registrato, le stesse emissioni hanno giocato un ruolo estremamente importante. Infatti, al fine di evitare scenari ancora più preoccupanti, risulterebbe fondamentale azzerare le carbon emission entro il 2034. Vista la situazione, le principali potenze globali tentano di correre ai ripari con misure all’avanguardia e investimenti mirati. Le prime conferme in merito giungono da GlobeNewswire, secondo cui il mercato globale della carbon neutrality, alimentato dagli investimenti e dai progetti sostenibili delle imprese, ha raggiunto quota 10 miliardi di ricavi nel 2022 e raddoppierà il proprio fatturato, arrivando a 20 miliardi entro il 2031 con una crescita media annuale composta pari all’8%. Entrando più nel dettaglio, negli USA il Dipartimento dell’Energia, stando a quanto indicato da ESG News, ha investito oltre 23 milioni di dollari al fine di ridurre le emissioni dell’intero continente nel più breve tempo possibile. Il Regno Unito, secondo Sustainaible Future News, ha stanziato ben 80 milioni di sterline a favore delle aziende del territorio per spingerle ad abbandonare i combustibili fossili a favore di alternative più pulite. E in Italia? Ben 6 aziende su 10 (59%) hanno un comitato ESG e puntano ad accrescere i propri investimenti green oriented.

Al termine di questa prima analisi di scenario una domanda sorge spontanea: qual è il paese più attento alla tematica? Una vera e propria top 10 è stata realizzata dal World Economic Forum che ha messo al primo posto la Svezia (), seguita dalla Norvegia () e dalla Danimarca (). All’interno della graduatoria in 6° posizione troviamo un altro paese nord europeo, ovvero la Finlandia, spinta anche dalle iniziative di aziende virtuose come KONE – multinazionale leader nel settore di ascensori e scale mobili – che ha raggiunto l’obiettivo zero emissioni delle proprie unità operative a livello globale. “La sostenibilità e l’occhio di riguardo verso il Pianeta sono sempre stati valori di grande importanza all’interno della nostra realtà – afferma Giovanni Lorino, AD di KONE Italy & Iberica – A testimonianza di quanto appena affermato, in 8 fabbriche su 10 abbiamo sostituito i carrelli elevatori con impianti elettrici. E non è tutto perché sono stati installati dei pannelli solari in 9 unità produttive e tutte acquistano elettricità rinnovabile al 100% dall’inizio del 2023. Entro il 2030 prevediamo anche ulteriori significativi tagli delle emissioni di gas serra, contribuendo alla limitazione del riscaldamento globale a 1,5° C. Entro la medesima data, puntiamo anche a ridurre del 40% le emissioni legate ai materiali e al consumo energetico dei nostri prodotti durante il loro intero ciclo di vita. Ma non è tutto perché, ad esempio, in Italia, per ogni ascensore KONE MonoSpace DX comprato, l’azienda compensa completamente le emissioni di anidride carbonica non eliminabili, dal ciclo produttivo fino alla consegna dell’impianto, acquistando crediti di carbonio dal suo partner riconosciuto a livello internazionale (South Pole). La nostra attenzione alla sostenibilità, per concludere, è stata anche promossa dalla recente partecipazione alla Global Elevator Exhibition, manifestazione in cui abbiamo messo in mostra le nostre soluzioni amiche dell’ambiente”.

Tornando alla classifica del World Economic Forum, fuori dal podio in 4° posizione, troviamo la Svizzera che risulta il paese con la più bassa carbon intensity, ovvero il rapporto tra la quantità di carbonio emessa per unità di energia consumata. Un gradino sotto () c’è l’Austria che scommette sui biocarburanti. E le ultime quattro posizioni? Al di là della già citata Finlandia, figurano il Regno Unito () che mira a raggiungere quota zero emissioni nette entro il 2050, la Nuova Zelanda (), la Francia () e infine l’Islanda (10°) che punterà sempre più sulle energie rinnovabili, le quali sono destinate a diventare la principale fonte di generazione di elettricità entro i prossimi due anni.

Mario Furlan, life coach – Il 2024 fa paura, ma così potrà essere meraviglioso

Quando un nuovo anno sta per iniziare è consuetudine illudersi che, per chissà quale congiunzione astrale, l’anno in arrivo sia più fortunato di quello che si sta chiudendo. Per qualcuno l’arrivo dell’era dell’Acquario, all’inizio del 2020, avrebbe dovuto aprire la porta ad un’epoca di pace, amore e prosperità: mai previsione fu più sbagliata! Siamo infatti entrati nell’era dell’assoluta incertezza sul futuro. Vent’anni fa le aziende per le quali lavoravo mi esponevano i loro piani decennali di crescita; oggi non sanno cosa potrà succedere nel giro di pochi mesi.
E tu, credi davvero che nel mondo, in Europa e in Italia il 2024 sarà migliore del 2023?
Io, lo confesso sinceramente, nonostante sia un motivatore, temo che sarà ancora peggiore.
Guerre, stragi e massacri continueranno, e forse ne scoppieranno di nuove: ci sono preoccupanti avvisaglie a Taiwan, in Guyana, nel Kosovo, in Moldavia…
I cambiamenti climatici, di cui ancora molti non si rendono conto, si faranno sentire sempre di più, e forse è già troppo tardi per evitare la catastrofe. E’ probabile che avremo, anche da noi, fenomeni meteo sempre più estremi: un’estate torrida, incendi furiosi, alluvioni terribili, precipitazioni devastanti… con gravi conseguenze umane ed economiche.
La tenuta delle democrazie, sempre meno unite e più polarizzate, sarà sempre più a rischio. Soprattutto se Trump, come si prevede, vincerà le prossime elezioni presidenziali americane. Ha già giurato vendetta contro i suoi avversari e di volere tutto per sé e per i suoi fedelissimi, eliminando la divisione dei poteri che è alla base dello Stato di diritto; e in questo caso sarà un uomo di parola. E’ evidente che se gli Usa si avvieranno ad essere uno stato autoritario, oltre che isolazionista, questo avrà enormi ripercussioni in tutto  l’Occidente.
La povertà, la crisi, l’immigrazione incontrollata, la criminalità, il terrorismo, i delitti assurdi? Come prima, e più di prima. L’intelligenza artificiale? Sarò retrogrado, ma temo che i danni che arrecherà – perdita di posti di lavoro, controllo degli Stati e delle multinazionali sugli individui – saranno superiori ai benefici che porterà.
Ho scarsissima fiducia in chi regge le sorti del pianeta, che siano politici o magnati come Elon Musk, Jeff Bezos o Bill Gates: tanti proclami roboanti, tante bellissime parole, ma poi, se vai a vedere i fatti, capisci che operano pro domo loro. E se anche volessero fare del bene non so quanto riuscirebbero a farlo, vista la spirale in cui siamo avvitati.
Eppure il 2024 potrà essere un anno bellissimo, per te e per chi ami. Un anno da incorniciare, da ricordare con un sorriso.
Potrà esserlo, però, ad una condizione: se diventi una persona migliore. Se cresci interiormente, e spiritualmente. Se ti ami. Se hai autostima, e credi in te stesso. Se ti poni obiettivi luminosi, motivanti, concreti. Ti impegni con passione. E ti convinci che potrai farcela.
Non puoi affatto cambiare il mondo, ma puoi benissimo cambiare, e in meglio, il tuo mondo. E allora, qualunque cosa accadrà nel 2024, tu potrai mietere successi. E avere successo nella cosa che conta di più: vivere con amore.

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Mario Furlan, life coach – Come fare buona impressione in tre secondi

Mario Furlan, life coach e fondatore dei City Angels

Mario Furlan, life coach e fondatore dei City Angels

In cosa consiste fare buona impressione? Semplice: consiste nel suscitare emozioni positive.
Sul lavoro cerchiamo persone che abbiano le due C: calore umano e competenza. Le due domande che, invariabilmente, ci poniamo sono: Posso fidarmi? E, subito dopo: E’ capace?
Le conoscenze professionali sono essenziali, ma prima ancora viene la fiducia: se manca, le competenze sono inutili, perché temiamo la fregatura.
Pertanto ricordiamoci di presentarci con una postura aperta ed eretta, di guardare negli occhi (senza fissare), di sorridere e di stringergli la mano con cordialità. Se nei primi tre-cinque secondi il nostro interlocutore intuisce di potersi fidare di noi, e gli siamo simpatici, il resto del percorso sarà in discesa!

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Nasce Payrocks, il network made in Italy di HR e payroll provider

Ivan Moretti

NASCE “PAYROCKS”, IL NETWORK INTERNAZIONALE MADE IN ITALY DI HR E PAYROLL PROVIDER: IL PROGETTO DI ZETA SERVICE COINVOLGE 13 PAESI

Secondo alcuni studi il mercato multinazionale del payroll crescerà del 27% fino al 2027, contro il 5% del mercato interno: questo testimonia la radicata convinzione che possa esistere “una soluzione di servizio globale”. Tuttavia le aziende che operano in diversi paesi, spesso criticano la qualità dei servizi payroll offerti dai fornitori internazionali, lamentando spesso un contatto diretto con esperti locali e affidandosi a centri di competenza off-shoring. Questa complessità può comportare perdite significative. È in questo contesto che nasce “Payrocks”, il network internazionale made in Italy costituito da esperti locali, che seguono il cliente con l’attenzione giusta e garantiscono il pieno rispetto delle normative locali. Una vera e propria rivoluzione nata per volontà dell’azienda italiana Zeta Service, specializzata nei servizi Payroll e HR, premiata peraltro nell’ambito dei Global Payroll Awards lo scorso anno come miglior payroll provider tra quelli che operano a livello nazionale nel 2022 e quest’anno menzionata come Highly Commended In-Country Payroll Provider. “Volevamo creare un network di aziende che avessero il nostro stesso DNA, gli stessi valori, molto esperte e leader nelle loro country di competenza, al fine di soddisfare le esigenze di clienti internazionali attraverso consulenti locali. Questo per i clienti significa un alto livello di professionalità – ha dichiarato l’ideatore del progetto Ivan Moretti, Co-Owner & Board Member di Zeta Service – Abbiamo infatti rilevato la difficoltà di alcuni clienti nel trovare servizi payroll al di fuori dell’Italia che fossero caratterizzati dall’alta qualità locale garantita dalla nostra esperienza: i nostri partner si trovavano nella stessa situazione e così è nata l’idea di Payrocks”. Dunque lo scopo della partnership è duplice per l’azienda: da un lato fidelizzare i clienti offrendo la possibilità di avere un servizio in più, dall’altro avere accesso a nuove opportunità di business e nuovi clienti, sempre in un’ottica sinergica, consentendo così alle aziende coinvolte di aumentare attrattività e visibilità sul mercato. “Zeta Service sta crescendo, vuole ampliarsi, così come vuole allargare quest’alleanza, ma senza perdere di vista il principio che ci ha ispirato e guidato in questi anni: l’attenzione al cliente”, conclude Moretti.

Ma chi sono i “payrockers” con cui Zeta Service ha deciso di allearsi? La partnership ha coinvolto 7 HR e Payroll Provider operanti in 13 paesi, per un totale di oltre 3000 dipendenti e circa 1 milione di buste paga mensili. Tra questi troviamo Atisa (attiva in Spagna, Portogallo e Andorra), Contract Administration (attiva in Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia), Paychex (attiva in Germania), Securex (attiva nella zona del Benelux), PayCaptain (attiva nel Regno Unito) e Nibelis (attiva in Francia). I founding member hanno nominato Thierry Vanbever come Project Director, un top leader con molti anni di esperienza internazionale nei servizi HR e payroll, nonché fondatore di LetzHR. “È per me un onore sostenere questo grande progetto. L’attenzione si concentra su una maggiore qualità locale e un servizio migliore per i clienti globali. Questa è la missione in cui tutti i nostri membri sono impegnati. Agiamo insieme a vantaggio di molti clienti. Let’s rock it!”, ha commentato Vanbever.