Mario Furlan, life coach – Rinunci come l’elefante?

L'elefantino legato, esempio di incapacità appresa

L’elefante legato, esempio di incapacità appresa

Nella vita si impara. A fare. Ma anche a rinunciare. E’ la teoria dell’incapacità appresa, spiegata dallo psicologo Martin Seligman: la situazione in cui ci abituiamo a credere di essere incapaci a fronteggiare una situazione.
Come nel caso dell’elefantino: legato ad un albero, cerca di liberarsi. Ma non riesce a spezzare la fune. Si fa male. E alla fine, frustrato, rinuncia a tirarla.
Poi, negli anni, l’animale cresce. Diventa grande e forte. Adesso sì che potrebbe facilmente rompere la fune. Ma continua a non provarci neppure: si è convinto, sin da quando era cucciolo, che non ce la farà mai.
Quante volte siamo come l’elefantino? Quante volte restiamo schiavi di insuccessi del passato, anche quando non dovrebbero avere più alcuna presa su di noi? La prossima volta che pensi di non potercela fare perché in passato non ci sei riuscito, prima di gettare la spugna rifletti: da allora sono cambiate le condizioni? Ho più esperienza? E ricorda che tutti i grandi, da Edison a Walt Disney, da Steve Jobs a Mario Moretti Polegato di Geox hanno fallito un sacco di volte prima di essere coronati dal successo.

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Mario Furlan è stato eletto “miglior life coach d’Italia” dall’Associazione Italiana Coach.

 

Mario Furlan, life coach – La triste storia della tigre bianca

La tigre bianca dello zoo di Washington, Mohini

Mohini, la tigre bianca dello zoo di Washington

Negli anni Sessanta, nello zoo di Washington, viveva una rarissima tigre bianca, chiamata Mohini. Era costretta, poverina, a stare chiusa in una gabbia di tre metri per tre: lei, abituata a correre per decine e decine di chilometri, si ritrovò in cella. Imprigionata. In galera. Cercò in tutti i modi di uscirne, con l’unico risultato di farsi male: a forza di andare a sbattere contro le sbarre della gabbia si procurò ferite alla testa, alla bocca e alle zampe.
La triste storia di Mohini commosse l’opinione pubblica americana e si decise di darle uno spazio molto più ampio, di 5mila metri quadri. Con colline, alberi, laghetti… Ma quando la tigre venne finalmente liberata nella sua nuova dimora, cosa fece? Si rintanò un un angolino. Di tre metri per tre. E non si mosse di lì fino alla morte. Aveva rinunciato, per sempre, alla libertà.
Anche noi, a volte, siamo come lei. In psicologia si parla di incapacità appresa. Vale a dire che se ci tarpano le ali una, due, tre volte ci rinchiudiamo in una gabbia mentale ed emotiva, e ci restiamo per sempre. Non cerchiamo più di liberarci.  Anche se la situazione cambia, siamo talmente frustrati e sfiduciati che rinunciamo a uscire dalla nostra zona di agio. Cioè a tentare nuove imprese. A realizzare i nostri sogni. E a renderci felici.

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