Mario Furlan, life coach – Lo spago della vita

Una mamma regala al suo bimbo uno spago. Gli dice: E’ lo spago della vita. Più lo tiri, più il tempo passerà veloce. Ti servirà per non vivere i momenti brutti: tirando lo spago, li supererai subito. Il piccolo inizia a tirare e si ritrova a scuola. Compiti in classe, interrogazioni, insufficienze: meglio andare oltre. Tira lo spago,e arrivano i primi amori. Lacrime, sofferenze, cuori infranti: preferisce non provare l’esperienza. Tira, ed eccolo al lavoro. Ed ecco i problemi col capo, con i colleghi, con lo stipendio che non basta mai… Altro tiro, ed è in una casa. Con moglie e figli. Che gli danno grattacapi. Continua a tirare, finché non si ritrova vecchio. Senza avere mai vissuto. Morale: ogni età ha i suoi problemi. Affrontali, e sappi gustarne le gioie.

Le stagioni della vita

La vita, come i campi, ha le sue stagioni. Non possiamo cambiarle. Ma possiamo cambiare il modo con cui le affrontiamo. Perché siamo i contadini della nostra sorte.
C’è la primavera, stagione delle opportunità e della semina. In estate dobbiamo proteggere le piantine dalle aggressioni esterne: siccità, solleone, insetti, parassiti. Così in autunno potremo avere un abbondante raccolto. Ma c’è poco tempo per festeggiare. Perché, prima o poi, arriva la gelata invernale. Il momento della crisi, dei problemi, delle delusioni. Ma, dopo il grande freddo, la primavera ritorna. Se sappiamo reagire, e continuare a credere in noi stessi e nella bellezza dei nostri sogni.

Ricevi ciò che dai

Le persone con più amici sono le più amichevoli. Quelle che ricevono più amore sono le più amorevoli. E quelle che ricevono più ostilità sono le più ostili. E’ una legge di natura: riceviamo ciò che diamo. E nella misura in cui diamo. E quindi prima di pretendere, o di chiedere, dobbiamo dare.
Il contadino non può chiedere al Padreterno di dargli  frutti se prima non semina e ara il campo. Il lavoratore non può chiedere l’aumento al capo se prima non gli dimostra di meritarlo. E’ il vecchio do ut des. Che non vale sono nel campo economico, materiale. Ma anche in quello dei sentimenti e delle emozioni.

Il fuoco che allontana i predatori

Ero in un safari fotografico in Africa. Era notte, eravamo seduti intorno al fuoco. La guida ci disse: Ora andate a letto e chiudete bene le tende. Perché quando il fuoco si spegne arrivano i predatori.
Lo stesso accade nel nostro cuore. Quando il fuoco della passione – per ciò che facciamo, per chi amiamo, per la vita – si spegne, ecco che arrivano i predatori. Cioè i sentimenti negativi. Le persone distruttive. La demotivazione. Il disfattismo. La rinuncia a perseguire i nostri sogni.
Trova la tua fiamma interiore: obiettivi da raggiungere, traguardi da tagliare. La fiamma delle cose che ti entusiasmino. E alimentala ogni giorno. Terrai lontani i predatori e vivrai più felice.

La morte ci motiva

Morte e motivazione sembrano agli antipodi. Invece la morte può essere la più grande forza motivante che abbiamo in vita.
La consapevolezza che, anche se campi cent’anni, la vita è breve, ci aiuta a non perdere tempo. A non rimandare. A cogliere l’attimo. A vivere intensamente. Giorno per giorno. Sapendo che i nostri giorni finiranno.
Ci aiuta anche ad essere meno materialisti e più spirituali. Se in punto di morte hai rimpianti non sono certo perché non hai guadagnato abbastanza. Ma semmai perché non hai amato abbastanza. Perché non hai chiesto scusa a tuo padre. Perché non hai fatto pace con tuo fratello. Perché non hai detto al tuo partner quanto lo ami.
Allora sarà troppo tardi per rimediare. Anche domani potrebbe essere troppo tardi. Fallo oggi. Finché sei in tempo.

Perchè preferiamo il male al bene

C’è una coda in tangenziale. Motivo: un incidente. E gli autisti rallentano per guardare cos’è successo. Se invece c’è un bellissimo tramonto le macchine sfrecciano veloci. Nessuno che freni per ammirare lo spettacolo della natura.
Siamo fatti così: il male attira la nostra attenzione più del bene. Molti amano spettegolare, sparlare, saperne di più del fattaccio o della sventura del vicino; pochi sono interessati a  saperne di più dei suoi successi. Se non per provarne invidia.
Serve impegno ad aprire il cuore al bene e al bello. Non ci viene spontaneo. All’inizio è quasi contro la nostra natura. Ma con lo sforzo e col tempo tempo impariamo ad apprezzare i doni della vita. E a vedere il bene negli altri. Non a lamentarci, ma a sorridere.

2012, la fine del mondo!

C’è chi, in determinate scadenze, pensa che il mondo finirà. L’anno mille è stato uno di quei momenti. Ora per alcuni quel tempo arriverà il 21 dicembre 2012.
Ovviamente si tratta di sciocchezze. Tuttavia se pensi che tra poco tutto finirà cambi il tuo modo di vedere le cose. E di agire.  Sei spinto a portare a termine velocemente ciò che pensi sia importante realizzare prima di morire. Così elabori una scala di priorità. Sfrutti meglio il tempo. E ti concentri su ciò che conta davvero: gli affetti, l’amore, la spiritualità.
Perché aspettare di arrivare agli sgoccioli della vita per farlo? Perché non cominciare da subito a vivere più intensamente, più pienamente e senza sprecare tempo? Comincia l’anno nuovo facendolo. E vedrai che il tuo 2012 sarà – in senso buono – la fine del mondo!

Butti spazzatura in casa tua?

Cosa faresti se qualcuno entrasse in casa tua e ti svuotasse un secchio di spazzatura nel bel mezzo del salotto? Lo cacceresti a calci. E faresti bene. Nessuno deve permettersi di sporcarti la casa. Ma forse tu stesso sporchi il luogo in cui abiti costantemente: il tuo corpo. E forse sporchi anche il luogo che dirige ogni tuo pensiero, ogni tua azione: il tuo cervello. Cosa butti nel tuo corpo? Mangi cibo sano? Fumi? Bevi? E, peggio ancora, cosa butti nella tua mente? Che pensieri ci infili? Quali emozioni? Cosa leggi? Cosa guardi? Di cosa parli? Di cose che ti aiutano, ti motivano, ti fanno migliorare, o di robaccia che ti deprime e ti spegne? Da quello che infili nel corpo dipende la tua salute fisica. E da ciò che metti nella testa, e nel cuore, dipende la tua felicità.

Meglio comprendere che giudicare

Quando ho saputo dell’uccisione di Bin Laden ho gioito. Poi mi sono vergognato. Primo, perché non è bello festeggiare un omicidio. Secondo, perché non sta a me giudicare.
Non giudicate per non essere giudicati: lo dice il Vangelo. Giudicare è facile. Capire è difficile. Ma dobbiamo sforzarci di comprendere il perché. Perché il collega non collabora. Perché il capo ce l’ha con noi. Perché l’ amico si è allontanato. Perché l’amore si è raffreddato.
Giudicare, condannare serve solo a giustificarci. A non farci sentire responsabili di quanto accade. Tanto la colpa è sempre degli altri. Che a loro volta giudicano noi. Quindi lasciamo il giudizio a Dio. A noi spetta capire. E, se possibile, perdonare.