Mario Furlan, life coach – Ecco cosa conta davvero (e non a parole!)

Mario Furlan, life coach e motivatore

Mario Furlan, life coach e motivatore

C’è un modo per sapere se ci teniamo davvero ai valori che proclamiamo e giuriamo di rispettare. E’ l’unico modo. Ed è una domanda. La domanda è questa: quanto tempo dedichi a ciò cui tieni?
Tieni alla tua salute? Bene. Quanto tempo le dedichi? Se la risposta è Non trovo il tempo di fare sport, significa che non ci tieni davvero. Cioè che ti stai prendendo in giro.
Tieni alla tua famiglia? Ottimo. Quanto tempo le dedichi? Se non riesci a starci insieme nemmeno poche ore alla settimana forse non ci tieni così tanto. Lo so, devi lavorare per mantenerla. E il lavoro ti porta via tanto tempo. Ma a che serve lavorare così tanto se il tempo in cui godere dei frutti del tuo lavoro è così poco?
Oltre il 90% delle persone mettono al primo posto, nella loro scala dei valori, la salute. Al secondo gli affetti. E al terzo il lavoro. Eppure dedicano gran parte del tempo al lavoro. Poco alle persone che amano. E nulla, o quasi, a conservare la salute. Significa che la loro scala dei valori non vale nulla. Perché il tempo che dedichi ad ogni attività è la vera misura del valore che le attribuisci. I soldi vengono e vanno. Mentre il tempo, una volta che se n’è andato, non torna più. Ed è triste invecchiare con il rimpianto di non averlo trascorso meglio.

Prima che sia troppo tardi

Spesso arriviamo troppo tardi a capire cosa conta veramente nella nostra vita. Come in questa storia che mi hanno raccontato. Non so se sia vera. Ma so che ci sono milioni di storie simili.
Una vecchia madre e la figlia litigano e rompono i rapporti. Il loro dissidio si trascina negli anni. La madre vuole rappacificarsi: rifiuta l’idea di andare nella tomba con un conflitto irrisolto. Vienimi a trovare, la implora. E facciamo pace. La figlia dice di sì. Al telefono. Ma nei fatti non se la sente. Si sente bloccata. Frenata. Le manca il coraggio per riabbracciare la mamma. E si giustifica dicendo che non ha tempo. Quando la madre le telefona, lei risponde “Non posso passare da te questo mese. Non ho tempo”. Si lamenta di essere sempre presa con mille impegni, tra il lavoro e la famiglia. Sempre occupata.  E’ una menzogna. Cui, nel tempo, ha finito per credere. Finché, un giorno, stanca di prendersi in giro e colta da un senso di rimorso, va a trovare la mamma. Ma quando suona alla porta capisce di essere arrivata troppo tardi. La madre è sul letto. Gli occhi chiusi. Morta. La figlia aveva avuto cinque anni per riconciliarsi con chi l’aveva messa al mondo. E si era lasciata fregare per cinque minuti.

Se vuoi farlo… fallo adesso!

Quanti di noi vorrebbero tornare indietro per rimediare a un errore, un’incomprensione, una mancanza? Per dare un bacio, un abbraccio, per dire Scusami, per dire Ti amo? Quanti vorrebbero stringere tra le braccia una persona morta, anche se solo per cinque minuti? E allora, perché aspettare ad avere rimpianti? Perché vivere nei rimorsi? Perché, se conta davvero, non dargli la giusta priorità, invece di rimandare in eterno? Perché non farlo ora, adesso, subito, prima che sia troppo tardi?

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