Mario Furlan, life coach – Quando pretendono di dirci cosa dobbiamo fare

Mario Furlan, motivatore e life coach

Mario Furlan, motivatore e life coach

Quante persone pretendono di dirci cosa dobbiamo e cosa non dobbiamo fare, come comportarci, come vivere; e hanno da ridire, a volte vivacemente, se non ci sottomettiamo ai loro desideri.
C’è chi lo fa in buona fede, per quello che credono sia il nostro bene: a cominciare dai genitori. I miei volevano che io frequentassi la Bocconi e diventassi un insegnante di Economia e finanza, come mio padre; e quando lasciai la Bocconi per frequentare Scienze politiche all’università Cattolica ne fecero una tragedia. Perché erano convinti, anche se non era così, che mi stessi dando la zappa sui piedi. C’è poi chi, per invidia, gelosia, rivalità o cattiveria, vuole demolirci con le sue critiche.
Ascoltali tutti, con attenzione. Le critiche costruttive possono essere molto utili: loro potrebbero vedere pericoli che a te sfuggono. Ma alla fine soltanto tu puoi decidere della tua vita. Perché le decisioni vanno prese col cervello, ma anche col cuore. E il tuo cuore lo conosci soltanto tu.

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Mario Furlan, life coach – La frase che ti fa stare male inutilmente

“Non è giusto!”
Quante volte sentiamo, e diciamo, questa frase. E quante volte è come un pugno nello stomaco: perché le ingiustizie ci urtano, ci offendono, ci disgustano. Ogni volta che ripetiamo, ad alta voce o dentro di noi, “Non è giusto!”, stiamo male. Per molti la reazione fisica è un contrarsi dello stomaco, o un irrigidirsi della muscolatura, o un senso di soffocamento, o di blocco alla gola.

E’ sacrosanto, e doveroso, lottare contro le ingiustizie. Se non ci credessi fermamente non avrei fondato i City Angels. Ma è puerile, stupido e inutile lamentarsi, e prendersela, per le ingiustizie. Perché il mondo, e quindi l’uomo, è sempre stato profondamente ingiusto, e sempre lo sarà.
Chi soffre per le ingiustizie, ma non fa nulla per combatterle, soffre per nulla. E’ come se soffrisse perché gli anni passano, o per la forza di gravità, o perché la luna gira intorno alla terra.
Ho sempre amato, e invitato a fare propria, la frase di Che Guevara “Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia, commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo”. Ma lui non si limitava a protestare. Era un uomo d’azione: lottava.
Accettiamo serenamente, e filosoficamente, ciò che è, senza angosciarci per ciò che è inevitabile, e impegniamoci a migliorarlo. Solo così possiamo avere la consapevolezza che stiamo dando un senso alla nostra vita.

 

Andrea Montaneri, l’influencer in sedia a rotelle

Andrea Montaneri, l'influencer in carrozzina

Andrea Montaneri, l’influencer in sedia a rotelle

Andrea Montaneri è seduto su una sedia a rotelle da molti anni. Ma nonostante tutto, senza farsi aiutare da nessuno, è riuscito ad aprire un’agenzia di spettacolo  molto conosciuta. Ed ha quasi 40mila follower su Instagram.

Molti aspirano a fare l’influencer ma poche ci riescono. Per quale motivo?

E’ vero ci sono sempre più persone che aspirano a fare questo lavoro, ma non tutti ci riescono proprio perché il mercato è diventato un oceano pieno di squali e sono poche le persone come me. Che nonostante tutte le difficoltà quotidiane causate dal  mio  stato di salute e, forse, anche dai pregiudizi nel vedere una persona in carrozzina, riescono ad avere successo.

Perché gli influencer sono tanto ricercati dalle aziende?

Perché riescono, per l’appunto, ad influenzare maggiormente le opinioni dei propri followers, invogliandoli ad acquistare i prodotti.

 Tu quale settore promuovi maggiormente?

Sono molto ricercato  soprattutto dalle aziende agricole.

Qual é il messaggio che vuoi lanciare ai giovani che in questo periodo più che mai arrancano sul lavoro?

A loro e a tutte le persone che hanno problemi anche di salute e quindi non solo di lavoro, vorrei dire che  bisogna “sempre” seguire i propri obbiettivi senza fermarsi mai. E soprattutto  vorrei anche dichiarare con certezza che non bisogna ascoltare chi ti dice che non potrai mai fare una cosa!

Mario Furlan, life coach – Anche l’odio serve

La conversione di San Paolo dipinta da Caravaggio

La Conversione di San Paolo dipinta da Caravaggio

Anche l’odio ti può tornare utile.
Com’è possibile?, starai pensando: l’odio è un sentimento negativo, distruttivo. Non può servire a qualcosa di buono!
Certo, odiare qualcuno è sbagliato. Ma odiare qualcosa – le ingiustizie, le discriminazioni, i soprusi, o anche la vigliaccheria, la pigrizia, la paura che paralizza – può servirti. E’ stato il mio odio verso la povertà e le ingiustizie a spingermi a creare i City Angels, volontari che aiutano i senzatetto. Quando, al mattino, vorrei poltrire a letto anche se so che mi aspettano tante cose da fare, provo un senso di odio verso la mia accidia; e questo mi induce ad alzarmi.
Dopo la sua conversione, San Paolo scrisse “Adesso amo ciò che odiavo, e odio ciò che amavo”. In che modo puoi usare l’odio a tuo vantaggio, odiando ciò che ti danneggia o che nuoce al mondo, e amando il suo contrario?

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