Secondo la ricerca, in Italia la situazione presenta delle criticità: il 36% degli intervistati, infatti, nega, banalizza o tratta in modo conflittuale il tema della diversità, a fronte di un 35% che ha affermato con certezza che la propria organizzazione adotta pratiche virtuose per celebrare le differenze; il 25%, infine, ha dichiarato che le persone sono incoraggiate al dialogo e all’accettazione reciproca. C’è una maggiore visione comune sugli obiettivi: per il 44% degli intervistati la prima finalità è quella di migliorare il benessere dei dipendenti.
Sebbene l’indagine evidenzi un quadro spaccato e la strada da percorre sia ancora tanta, le aziende italiane stanno dando sempre più importanza alle iniziative su diversità, equità e inclusione, come dimostra il 75% delle organizzazioni che ha dichiarato di avere un budget dedicato a disposizione per il 2021. Notizie positive arrivano in vista del 2023 dove il 34% delle aziende ha già dichiarato che aumenterà il budget per le iniziative DE&I a fronte del solo 7% che intende diminuirlo.
Ulteriori problematiche emergono per quanto riguarda la documentazione e l’analisi dei dati: il 62% degli intervistati afferma che la misurazione è una sfida e richiede nuovi sistemi tecnologici e software più efficienti, inoltre, appena il 24% delle aziende misura l’impatto sul business e il valore percepito dai dipendenti delle iniziative di inclusione. Alcune organizzazioni hanno però iniziato un nuovo percorso verso la trasformazione digitale: secondo la ricerca 2 aziende su 5 stanno investendo in strumenti come l’intelligenza artificiale e altri software più avanzati, con l’obiettivo di rendere più scientifiche e migliorare e le survey rivolte ai dipendenti, lo sviluppo delle prestazioni dei lavoratori e il sistema di assunzione di nuovi talenti.
Altro oggetto di indagine che impone delle riflessioni riguarda le pressioni esterne per cui vengono attivate le iniziative di diversità, equità e inclusione: il 69% ha affermato che la crescita reputazionale connessa all’implementazione di pratiche ESG e CSR è stata la pressione esterna più forte, al secondo posto è presente la soddisfazione delle aspettative dei clienti indicata dal 64% mentre al terzo posto il rispetto di leggi e regolamenti governativi con il 61%. Queste risposte sono il risultato di una crescente sensibilità all’interno della società e dell’opinione pubblica, sempre più attente ai temi connessi ai diritti civili.