L’intelligenza artificiale contro le fake news

ALLARME FAKE NEWS, LE “BUFALE DEL WEB” TERRORIZZANO 9 CITTADINI SU 10 NEL MONDO. L’ANTIDOTO PER INVERTIRE IL TREND? L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

La verità ha un linguaggio semplice e non bisogna complicarlo”: con queste parole il noto drammaturgo greco Euripide definiva uno dei concetti più discussi della storia e, con il passare dei secoli, la stessa discussione si è accesa ancora di più fino ad arrivare ad un punto quasi critico all’interno della cosiddetta “AI Age”. La causa scatenante dietro allo sviluppo di questo scenario? Le fake news, ovvero le classiche “bufale” che, stando ad una serie di ricerche condotte sulle principali testate internazionali da Espresso Communication in vista dell’AI Week in programma dall’8 al 12 aprile, sono motivo di ansia e preoccupazione per i cittadini di tutto il mondo. Le prime conferme in merito giungono da una recente indagine condotta su scala globale dal The Guardian, secondo cui il fenomeno coinvolge quasi 9 persone su 10 (85%). Stando, invece, ad un’ulteriore ricerca effettuata dall’Università di Oxford, che prende in analisi solo UK, Stati Uniti e Germania, la percentuale sfiora il 60%. La situazione generale risulta ancora più allarmante una volta scoperti i risultati dell’indagine elaborata dal World Economic Forum e ripresa da Irish News: l’intelligenza artificiale, a causa delle nuove piattaforme basate sulla Generative AI, amplificherebbero la diffusione di contenuti fake e, di conseguenza, la disinformazione online.

Ora una domanda sorge spontanea: esiste una soluzione per invertire un trend, giorno dopo giorno, sempre più preoccupante? La risposta è sì ed è la tanto discussa intelligenza artificiale. Com’è possibile che diventi un alleato della verità? In primis, lo spiega Medium: l’AI, attraverso l’elaborazione del linguaggio naturale e il deep learning, è in grado di analizzare il contenuto, il sentiment e la struttura dei singoli articoli al fine di rilevare modelli e incoerenze che potrebbero indicare falsità o imprecisioni. Un esempio concreto viene offerto dal Massachusetts Institute of Technology, i cui ricercatori hanno sviluppato un sistema AI centered in grado di determinare la veridicità di una news con una precisione pari al 70%, valutando il pezzo sia da un punto di vista linguistico sia analizzando il contesto storico di appartenenza. Ulteriori indicazioni in merito giungono dall’Italia e, nello specifico, da esperti del Bel Paese, ovvero Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, fondatori della community Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice e organizzatori dell’AI Week, evento di punta del settore in cui si parlerà molto della tecnologia del momento applicata all’universo informativo in presenza di ospiti internazionali: “L’AI non sarà mai un nemico dell’umanità e, di conseguenza, non lo sarà nemmeno dell’informazione. Anzi, più andremo avanti, più sarà essenziale affidarsi all’artificial intelligence perché, con l’ausilio di algoritmi e piattaforme ad hoc, può identificare esagerazioni, pregiudizi e altri indicatori di disinformazione. In questo modo, la tecnologia diventa un vero e proprio «artificial detective» in grado di preservare la salute mediatica ed informativa globale. Quello delle fake news, relazionate all’AI, è un tema molto attuale e, proprio per questo, verrà definito nel migliore dei modi in occasione dell’ormai imminente edizione dell’AI Week, in programma dall’8 al 12 aprile con due giornate in presenza al Palacongressi di Rimini, con i maggiori esperti del settore riuniti per parlare di questo tema e di molto altro”.

Fanno seguito alle parole di Fiore e Viscanti, nuovi spunti interessanti sul tema fake news e artificial intelligence, questa volta offerti da Virginia Padovese, Managing Editor and VP Partnerships, Europe di NewsGuard: “Imparare a conoscere le enormi potenzialità dell’intelligenza artificiale è oggi fondamentale. Affinché l’uso degli strumenti che abbiamo a disposizione sia proficuo, dobbiamo capirne non solo i benefici ma anche i rischi. Pensando ai rischi legati alla disinformazione, sia per le aziende che per i cittadini, risulta importante maturare la consapevolezza che questi rischi esistono. Serve investire nella formazione per imparare a riconoscere le caratteristiche dei contenuti manipolati e serve allocare risorse per lo sviluppo di strumenti in grado di rilevarli. Si tratta di identificare e comprendere il sottile equilibrio tra nuove potenzialità e pericolosi limiti: dobbiamo essere aperti al nuovo e disposti a sperimentare ciò che l’IA ci offre capendo bene quali vantaggi possiamo trarre e quali misure di sicurezza dobbiamo mettere in atto.”

Partendo dalle dichiarazioni degli esperti, l’intelligenza artificiale può essere applicata in maniera strategica e mirata al fine di contrastare la diffusione della misinformation. In primis,l’AI, una volta integrata in appositi algoritmi, è capace di analizzare la fonte di provenienza dei singoli articoli, valutandone l’accuratezza. In caso di feedback negativo sull’attendibilità del website di riferimento, come provato anche dall’Università di Harvard, propone una serie di soluzioni alternative a seconda della ricerca che l’utente è interessato a portare avanti. In secondo luogo, la tecnologia del momento pone la lente d’ingrandimento sul nome dell’autore che si è occupato della stesura del pezzo: a questo proposito, caricando l’articolo su piattaforme ad hoc, è possibile scansionare lo scenario strutturato, partendo da una banca dati smisurata, per individuare eventuali anomalie e, soprattutto, distinguere i giornalisti in carne ed ossa dai cosiddetti fake reporter, ovvero creatori di news inesistenti. E ancora, un altro aspetto di assoluta rilevanza per l’AI in ottica rilevamento delle news false riguarda lo studio del contesto storico. Infatti, esistono sistemi che esaminano le notizie, confrontando gli spunti contenuti in loro stesse con lo scenario generale e, a seconda del risultato finale, decidono se consigliarle ai singoli utenti come spunti interessanti da leggere oppure no. E le immagini e i video presenti negli articoli sono soggetti ad analisi? Ovviamente sì: esistono app AI centered che, con l’aggiunta di filigrane digitali impercettibili all’occhio umano, capiscono se un’immagine è realizzata da professionisti in carne ed ossa oppure da artificial platforms poco consigliate. Lo stesso lavoro può essere fatto sui video, scansionando la voce delle persone o soggetti presenti all’interno della riproduzione.  

Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti
Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti

QuestlT: le aziende selezioneranno i talenti con l’intelligenza artificiale

Un artificial recruiter in azione

Un artificial recruiter in azione

HR, È FINITA L’ERA DEI CACCIATORI DI TESTE: CON L’AVVENTO DEGLI “ARTIFICIAL RECRUITER” ENTRO IL 2026 L’82% DELLE AZIENDE SELEZIONERÀ I TALENTI CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Le risorse umane non sono soltanto qualcosa che facciamo, sono il pilastro che fa funzionare la nostra azienda”: le parole dell’imprenditore statunitense Steve Wynn suonano come pietre miliari all’interno delle aziende contemporanee che, all’interno di uno scenario generale sempre più ibrido, sono soggette ad una serie di cambiamenti che coinvolgono tutte le attività interconnesse all’ambito HR. A tal proposito, risulta agli sgoccioli l’era del classico colloquio in compagnia dei tanto temuti cacciatori di teste: il posto verrà preso da una nuova “HR age” più innovativa, tecnologica e caratterizzata dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ottica selezione e gestione delle risorse umane. Le prime conferme in merito giungono da Mckinsey che di recente ha raccolto le opinioni di un panel di Chief Human Resource Officer statunitensi ed europei: il 90% degli intervistati prevede cambiamenti significativi nel modello operativo delle risorse umane nei prossimi due o tre anni. Tra questi mutamenti c’è proprio l’influenza di tecnologie di ultima generazione come l’intelligenza artificiale. Sulla stessa lunghezza d’onda si dimostra HR Executive: il portale statunitense, infatti, mette in risalto i risultati di un’ulteriore ricerca condotta su scala nazionale secondo cui il 60% delle aziende stanno utilizzando l’intelligenza artificiale per gestire al meglio le proprie risorse umane. Ma non è tutto perché la percentuale è destinata a crescere, toccando quota 82% entro i prossimi 4 anni (+37% sul 2021).

Ecco ciò che emerge da una serie di ricerche condotte sulle principali testate internazionali del settore da Espresso Communication per QuestIT, company italiana specializzata nello sviluppo di tecnologie proprietarie d’intelligenza artificiale made in Italy e punto di riferimento nel settore. “In quanto azienda innovativa siamo sempre attenti all’evoluzione digitale che sta influenzando tutti i principali settori operativi – afferma Ernesto Di Iorio, CEO di QuestIT – Il mondo delle risorse umane è sicuramente uno degli ambiti più liquidi e in costante mutamento grazie all’introduzione dell’intelligenza artificiale e ad una serie di tecnologie di ultima generazione. Oltre alla realizzazione di una piattaforma ad hoc per i nostri partner in ottica recruiting, basata sull’utilizzo di uno speciale algoritmo di ranking utile a selezionare il migliore tra un ampio numero di candidati, noi di QuestIT stiamo lavorando a qualcosa di ancora più innovativo. In questo caso specifico saranno protagonisti i nostri assistenti virtuali di ultima generazione che, grazie proprio all’utilizzo dell’IA, saranno in grado di effettuare dei veri e propri colloqui preliminari, monitorando ed interpretando al meglio le risposte, il tono of voice e le espressioni facciali dei candidati”.