Costruisci i muscoli con i pesi. E il carattere con le sfide.

I muscoli li costruisci con i pesi. Aumentandoli man mano. E il carattere lo costruisci con le sfide. Rendendole man mano sempre più difficili. La vita facile non ti fa crescere: ti rende uno smidollato. Debole, pigro, debosciato. Chi ha raggiunto obiettivi importanti ha sempre dovuto affrontare grandi problemi. A volte ha vinto. Altre volte ha perso. A volte ha pensato di ritirarsi. Ma alla fine è andato avanti. E ce l’ha fatta.
Un ragazzo vede una farfalla che sta uscendo a fatica dal bozzolo. Spinge, si dimena per aprirsi un varco. Per aiutarla il giovane allarga la fessura con le unghie. Ma anziché fare il bene dell’insetto fa il suo male. Perché la farfalla si ritrova a voler volare senza che lo sforzo le abbia fatto rafforzato a sufficienza le ali. Così cade a terra. E muore.

Rimproverare è come operare: solo in casi estremi!

Sono stato operato di ernia inguinale lo scorso luglio. Il medico mi disse che l’intervento era necessario, altrimenti l’ernia avrebbe continuato a ingrossarsi. A distanza di due mesi la ferita non si è ancora del tutto rimarginata. Non riesco ancora a correre. Ma ne è comunque valsa la pena.
I rimproveri sono come le operazioni. A volte sono l’unica soluzione. Ma vanno usati il meno possibile. E solo nei casi estremi. Perché il rimprovero lascia una ferita nell’animo. A volte si rimargina presto. Altre volte rimane tutta la vita. Perché può offendere. Mortificare. Umiliare. E distruggere un rapporto per sempre.

Impariamo dai cani!

I cani ci possono insegnare molto. Ecco cosa. 1) A vivere nel momento. Noi ci roviniamo il presente pensando al passato o al futuro. Loro si godono il qui e ora. Quando corrono felici non si rovinano la giornata pensando “Hm, dovrei essere al lavoro!” 2) Ad andare fuori di testa ogni tanto. Avere qualche momento di follia positiva aiuta a sentirsi vivi. Come fanno i cani quando abbaiano, saltano e sembrano impazzire dalla gioia; 3) A non pretendere di risolvere i problemi degli altri. A volte basta ascoltare. E dare amore. Quando il tuo cane ti guarda e ti lecca la mano ti senti compreso e amato. Ed è quanto basta; 4) A non crogiolarti nel senso di colpa. Quando sgridi Fido, lui abbassa le orecchie, contrito. Ma dura poco. Basta che gli lanci un bastone e lui balza su a prenderlo, felice.

Sei di quelli che tirano a campare?

Molti non sanno cosa fare della propria vita. Tirano a campare. Senza obiettivi chiari, traguardi definiti. Vanno avanti per forza d’inerzia. Sul lavoro. Nella relazione di coppia. Nella vita di tutti i giorni. Spesso non sono soddisfatti. Ma temono il cambiamento. Preferiscono ristagnare in una situazione frustrante piuttosto che cambiare. Perché cambiare è rischiare. Chi lascia la via vecchia per la nuova sa quel che lascia ma non quel che trova..
Ma se non cerchi di migliorare, di crescere, di andare avanti – nel campo professionale, familiare, spirituale – andrai indietro. E’ come stare fermi in un fiume in piena: se non nuoti controcorrente, la corrente ti trascina via. Inoltre se tu non decidi per te stesso, saranno altri a decidere per te. E non è detto che decidano nel tuo interesse. Comunque tu la giri, conviene darsi una mossa!

Chi se la tira è insicuro

Chi se la tira è insicuro. Ha bisogno di nascondere la sua scarsa autostima dietro una cortina fumogena di titoloni, qualifiche e patacche. Ricordo le mail,  grottesche, del presidente di un’azienda ai suoi dipendenti. Iniziavano con “Io, Amministratore delegato della società…”, e terminavano con la sua firma e, sotto, di nuovo la qualifica “Amministratore delegato della società”. Come se chi lavorava con lui non sapesse che era il capo. Perché, allora, aveva bisogno di ribadire continuamente il suo ruolo? Perché era insicuro. E temeva che qualcuno potesse toglierglielo. Chi, invece, è sicuro di sé non ha queste smanie. Sa che vale comunque. Non per la qualifica che ha, ma per quello che è.

Sei colpevole o responsabile?

Non mi piace parlare di colpe. Perché significa cercare il colpevole. E, dal momento che nessuno vuole sentirsi in colpa, la si addossa agli altri. Con il risultato che si arriva allo scaricabarile: la colpa è sempre di qualcun altro.
Preferisco parlare di responsabilità. Come spiega l’etimologia della parola, è responsabile chi è abile, cioè capace, di rispondere, cioè di reagire, nel mondo migliore in situazioni difficili. Tutti rifiutiamo di essere additati come colpevoli. Ma molti accettano di assumersi delle responsabilità.
Chi parla di colpe ha in genere una mentalità accusatoria, negativa, aggressiva. Chi parla di responsabilità è più positivo, collaborativo. E serio. Colpa e responsabilità: due parole che possono sembrare simili, ma che denotano un atteggiamento completamente diverso. Disfattista in un caso, costruttivo nell’altro.

Gli aggressivi sono paurosi

Da bambino ero estremamente timido, chiuso, impaurito degli altri. I compagni di classe mi prendevano in giro per questo, e me ne vergognavo. Così, nella speranza di venire rispettato, decisi di cambiare radicalmente atteggiamento. E mi misi a fare il duro, il bullo. Con il risultato di farmi odiare.
L’aggressività è l’altra faccia della paura. Ed è un sintomo di insicurezza. Chi è sicuro di sé non ha bisogno della violenza, verbale o fisica, per farsi rispettare. Ma a volte è difficile trovare il giusto mezzo tra i due estremi. Essere forti, ma non aggressivi; gentili, ma non deboli; umili, ma non timidi; orgogliosi, ma non arroganti: lo impariamo con l’esperienza.  Che, come diceva Oscar Wilde, è il nome che diamo ai nostri errori.

Come impariamo dagli errori

Se non sei tu a decidere, saranno gli altri a decidere per te. E non è detto che la loro scelta sia nel tuo interesse.
Lo so, decidere può essere difficile. Perché abbiamo tutti paura: del giudizio degli altri, di non essere all’altezza, di sbagliare. Ma se sbagli puoi imparare dal tuo errore. Mentre se non decidi compi l’errore più grande. Perché non hai avuto il coraggio di provarci. E perché non hai l’opportunità di imparare dagli eventuali errori. Gli errori non sono da temere; sono i gradini sdrucciolevoli e sconnessi che ci portano verso i nostri obiettivi.

Sbaglierai sempre!

Non illuderti che con gli anni sbaglierai meno: non è vero. Continuerai sempre a sbagliare. Ma, con l’esperienza, avrai il coraggio di ammettere i tuoi errori: non riconoscerli è sintomo di codardia. E di capire che raramente sono fatali. Sei sopravvissuto a tutti quelli che hai commesso fino ad oggi? Continuerai a sopravvivere a quelli di domani e dopodomani.
Gli errori fanno parte di un processo di crescita. Non possiamo non commetterli. Ma possiamo cercare di non commettere sempre gli stessi. O almeno di commetterli con meno frequenza.
Insomma, gli errori fanno parte della vita. Come i problemi. E temerli è un errore.

Non imporre il bene, non verrà accettato

Spesso sappiamo benissimo cosa è per il nostro bene e cosa no. Ma abbiamo un atteggiamento infantile. Da bastian contrario. Se ci sentiamo costretti a fare qualcosa di positivo preferiamo rifiutare, e ci ostiniamo più di prima a continuare nel comportamento negativo. Ripetuti studi mostrano, ad esempio, che i fumatori cui viene insistentemente chiesto di smettere si mettono a fumare di più. Per ripicca.
Non agiamo in base a un ragionamento logico, ma sulla scia delle emozioni. E, sin dall’infanzia, ciò che viene percepito come un’imposizione, anche se a fin di bene, viene vissuto male. Vuoi aiutare qualcuno a cambiare? Opera in modo che la decisione sia sua. Solo così la accetterà.