Al tigì un imprenditore emiliano si dispera: “Ho dedicato tutta la mia vita al lavoro. Solo lavoro, nient’altro che il lavoro. Mai un giorno di vacanza, ho trascurato famiglia e amici. Ora il terremoto ha distrutto la mia fabbrica. E non ho più niente e nessuno”.
Ho profondo rispetto per chi si impegna così tanto sul lavoro. E mi dispiace molto per lui. Credo tuttavia che non abbia saputo bilanciare la vita professionale con quella personale. La vita non può ridursi al solo lavoro. Perché non siamo solo lavoratori. Siamo anche genitori, figli, partner, amici. E chi ti ama ti sostiene nei momenti difficili. Che arrivano sempre. Sotto forma di un terremoto, di una malattia, di una disgrazia. Se quel signore avesse dedicato più spazio agli affetti, forse ora non si ritroverebbe solo e disperato.
Chissà cosa sta dietro a questo imprenditore… magari un’infanzia di miseria. Una povertà talmente grande che non vuole che la sua famiglia si trovi a vivere. Per questo motivo, per amore, si trova a lavorare giorno e notte. Non sta trascurando la sua famiglia, sta facendo tutto per lei.
Di fatto molte volte non ci si capisce. Si arriva a parlare linguaggi dell’amore differenti. Forse quest’uomo non ha sbagliato la sua scelta.. forse semplicemente non è stato in grado di amare come i suoi parenti avrebbero desiderato.