Gen Z, più di un ragazzo su tre si sente solo

A volte ho la sensazione di essere solo al mondo. Altre volte ne sono sicuro”: le parole dello storico poeta e scrittore statunitense Charles Bukowski risultano più che mai attuali, soprattutto se il concetto di solitudine viene collegato ad una generazione in particolare. Si tratta della Gen Z che, secondo una serie di ricerche condotte sulle principali testate internazionali del settore da Espresso Communication per conto di Fondazione Relazionésimo, soffre tremendamente di solitudine, a tal punto che gli esperti della medesima realtà 100% made in Italy hanno lanciato di recente il “Gen Z Alert”. Entrando più nel dettaglio, è una situazione veramente allarmante quella che coinvolge i giovani nati tra il 1997 e il 2012 e la causa è il rapporto stretto con la cosiddetta “loneliness”. Conferme in merito giungono, in primis, da Fortune USA, secondo cui a livello globale più di uno su 3 (34%) si sente costantemente solo. Per quanto riguarda, invece, l’Europa si resta sulla medesima lunghezza d’onda: stando a quanto specificato da Class CNBC, solo in Gran Bretagna il trend coinvolge l’85% dei giovani appartenenti alla Generazione Z. E in Italia? I numeri restano preoccupanti anche all’interno dei confini del Bel Paese: infatti, secondo una recente indagine a cura di BVA Doxa, la percentuale italiana di ragazzi e ragazze appartenenti alla Gen Z che prova solitudine si attesta sul 45%.La motivazione principale? La disconnessione tra la vita online e quella offline, la quale genera confusione e disorientamento. Arrivati a questo punto, una domanda sorge più che mai spontanea: ci sono altre ragioni dietro alla diffusione a macchia d’olio di questa sensazione di solitudine tra gli “young adult” nati tra il 1997 e il 2012? La risposta è sì e, sotto questo punto di vista, risulta di grande aiuto l’analisi offerta da Newsweek: per quanto riguarda il genere maschile, la mancanza di un partner, o banalmente l’etichetta “single man”, risulta un grande peso oltre che un fuoco che alimenta la “loneliness”. Inoltre, anche i social media e le aspettative della società attuale, che vuole e pretende sempre perfezione e risultati, giocano un ruolo estremamente importante. In questo caso negativo agli occhi e nelle mente della Generazione Z.

Domanda numero due: esistono soluzioni utili per uscire dal tunnel? Secondo gli esperti la risposta è sì e il passepartout più efficace è la comunicazione con i genitori che, pur appartenendo a generazioni diverse, risultano sempre la prima ancora a cui aggrapparsi e il primo rifugio in cui trovare riparo. Il tutto viene messo in risalto sia da Verywell Mind, che definisce quasi “terapeutico” il dialogo con mamma e papà per la Gen Z, sia da Psychology Today che vede nella solitudine addirittura un’opportunità per valorizzare o, in alcuni casi, ricostruire un rapporto significativo e duraturo con i propriparent”. Ulteriori considerazioni in merito arrivano da Ketty Panni e Ombretta Zulian, le artefici di Fondazione Relazionésimo, un progetto sostenuto da sociologi e psicologi che punta valorizzare il ruolo e l’importanza delle relazioni all’interno dei principali contesti sociali, tra cui quello famigliare: “La solitudine non è un problema da sottovalutare. Ne sono una prova concreta i dati sopra argomentati, per questo motivo risulta più che mai fondamentale tornare a dare importanza alle relazioni, in particolar modo a quelle più autentiche, ovvero quelle con i propri genitori. Al fine di costruire un rapporto forte e basato sul dialogo serve sicuramente affinare l’ascolto, come specificato da un recente approfondimento a cura del New York Post, e, di conseguenza, occorre la collaborazione di entrambe le parti, anche degli stessi parent. A questo proposito non è affatto facile instaurare una comunicazione ottimale tra generazioni così diverse. Infatti, non è un caso, che solo negli USA il 62% dei ragazzi appartenenti alla Gen Z chieda maggiore ascolto a mamma e papà con l’obiettivo di esprimere meglio le loro emozioni. Su questi temi abbiamo aperto da tempo un osservatorio, sia monitorando le molteplici indagini svolte sulle giovani generazioni, sia realizzandone in proprio. Il primo studio è dedicato a «Le relazioni con il futuro attraverso gli occhi dei giovani», realizzato in collaborazione con Luca Romano di LAN – Local Area Network, coinvolgendo i giovani già nell’impostazione del questionario. Tutto ciò nasce per indagare, analizzare e valorizzare le dinamiche relazionali nei diversi contesti della società contemporanea, tra cui la famiglia, con l’obiettivo di costruire conoscenza condivisa e orientare scelte future ispirate all’umano e alla cura delle relazioni”.

Ulteriori considerazioni sul tema giungono da Giuseppe Castaman, direttore di Fondazione Relazionésimo per molti anni a contatto con i giovani nel ruolo di docente: “Riflettendo, proprio nel periodo in cui si celebra la Giornata Mondiale dedicata ai genitori, un dato che non può lasciarci indifferenti è che quasi la metà dei giovani italiani della Generazione Z manifesta segnali di disagio psicofisico. Un malessere che nasce spesso da una frattura profonda tra la vita vissuta online e quella reale, fatta di corpi, emozioni e silenzi non filtrati. Il dialogo e l’ascolto da parte dei genitori può essere una strada da perseguire. Forse può sembrare semplice e banale ma, i figli oggi non chiedono perfezione, chiedono presenza, e chiedono ascolto, senza giudizio. Perché solo sentendosi visti e accolti possono imparare a riconoscere, esprimere e trasformare le loro emozioni. Ricucire il filo tra le generazioni è forse la più grande sfida educativa del nostro tempo. Ma anche una potente opportunità”.

Scaturisce di conseguenza un’ulteriore domanda: considerando il problema della solitudine tra i giovani e le difficoltà dei genitori nel comunicare con loro esistono delle vie d’uscita? Anche in questo caso, la risposta è e sono gli esperti della Fondazione a sperimentare la via da seguire in vista della Giornata Mondiale dei Genitori con l’iniziativa “Ascoltami-Parlami”,un progetto multistakeholder di investimento educativo, sociale ed economico nei territori che promuove proprio la relazione con le nuove generazioni. Alla base di questo approccio ci sono incontri rivolti ai genitori, così come ai docenti. Parlare apertamente “con”,e non “dei” propri figli, proponendo anche confronti “scomodi” con le generazioni passate, diventa essenziale, come pure fare attività con loro e non per loro, considerando che i ragazzi necessitano di un sostegno nel contrasto alla solitudine, non di genitori incombenti come ombre. Con «Stacco tutto», altra indagine svolta da Relazionésimo e curata da Sara Sampietro dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, emerge inoltre come le nuove generazioni siano costantemente alla ricerca di un equilibrio e, al contempo, di un allontanamento netto da tutto ciò che per loro risultatossico”. Il compito di mamma e papà è dunque quello di recuperare il ruolo di genitori, fornendo consigli utili per aiutare i figli a trovare la propria strada e, di conseguenza, individuando insieme dei limiti e/o chiudendo tutte quelle porte definite “inutili” per la loro crescita.

Life Coach

Informazioni su Mario Furlan

Mario Furlan è docente universitario di Motivazione e crescita personale all'università Bicocca di Milano. Ha scritto vari best-seller motivazionali, tra cui "Risveglia il campione in te!", "Tu puoi!" e "Felici per sempre". E' stato eletto "miglior life coach italiano" dall'Associazione Italiana Coach. E' noto anche come creatore del Wilding, l'autodifesa istintiva, e dei City Angels. www.mariofurlan.com