Stefano Santori è un biohacker, coach di atleti olimpionici, speaker TEDx e ha lavorato con grandi brand come Enel, Roma Capitale, e Poste Italiane.
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È anche un Manager dell’innovazione riconosciuto dall’ex Ministero per lo Sviluppo Economico (oggi Mimit, Ministero delle Imprese e del Made in Italy) e Docente Universitario nei Master Unimercatorum e LUISS.
- Stefano Santori, cos’è il biohacking?
Il biohacking è un insieme di discipline basate su ricerche scientifiche e sulla “scienza aperta”, finalizzate all’ottimizzazione delle prestazioni fisiche, mentali e psicofisiche dell’individuo.
Queste leve includono la nutrizione, l’ambiente (si possono ad esempio hackerare luce, finestre, aria, temperatura), l’allenamento fisico e quello mentale, lo studio del sonno, dei ritmi circadiani e la respirazione, e si basano tanto sul corpus di conoscenze multidisciplinari che ne sono alla base quanto sull’utilizzo di dispositivi innovativi.
Proprio la tecnologia rappresenta un elemento fondamentale del biohacking. Dispositivi come tracker del sonno—tra cui Oura Ring, Apple Watch e Samsung Galaxy Ring—strumenti per la misurazione dell’ossigeno e apparecchi per la stimolazione neuro cognitiva permettono di monitorare e potenziare costantemente le performance fisiche e mentali.
Grazie a questi strumenti, è possibile raccogliere e analizzare dati in tempo reale sulle proprie funzioni vitali, intervenendo in modo mirato per correggere eventuali squilibri o ottimizzare specifici aspetti della salute.
- Come ti sei avvicinato al biohacking?
Dopo i miei primi anni da formatore e motivatore ho iniziato a notare un fenomeno ricorrente: molte persone partecipavano a corsi di crescita personale e si lasciavano travolgere dall’energia del momento, ma dopo pochi giorni tornavano alla loro vita di sempre, animata dalle stesse dinamiche e spesso frustrazioni.
Alcuni si sentivano addirittura più infelici, perché il temporaneo assaggio di un’esistenza diversa rendeva ancora più doloroso il ritorno alla normalità.
Per coerenza con i miei valori, ho deciso di ridimensionare la mia attività e mi sono chiesto: perché solo alcuni riescono davvero a cambiare, mentre altri, pur ricevendo gli stessi strumenti e insegnamenti, restano bloccati nella propria situazione di partenza?
Perché, nonostante le indicazioni chiare, molte persone infelici finiscono per rimanere esattamente dov’erano?
La motivazione rimane una componente importante, ma non può né deve essere l’unico fattore determinante per il cambiamento: capii che il problema era l’assenza del giusto mindset.
Per ottenere il giusto cambiamento, anche nella salute, occorre creare il giusto mindset.
L’avvicinamento al biohacking è avvenuto seguendo questa regola: creare il sistema operativo mentale adatto che renda più sostenibili i cambiamenti desiderati. Così è nato anche il mio metodo che non a caso si chiama Mindset Biohacking.
- Quali sono i vantaggi del biohacking?
In quanto corpus multidisciplinare, ovvero composto da numerose attività che agiscono su molteplici fronti, il biohacking offre numerosi vantaggi sia per il corpo sia per la mente.
Uno dei principali benefici è certamente l’aumento dell’energia e della produttività, grazie all’ottimizzazione della dieta, all’uso di integratori mirati e a tecniche come il digiuno intermittente, che migliorano la concentrazione e l’efficienza mentale.
Un altro beneficio fondamentale riguarda le prestazioni cognitive: attraverso l’uso di nootropi, la meditazione e il sonno polifasico, è possibile potenziare la memoria, il focus e ridurre lo stress.
Il biohacking è anche uno strumento centrale nel miglioramento della longevità e nella prevenzione delle malattie, grazie al monitoraggio di parametri biologici e all’adozione di strategie anti-invecchiamento, come la restrizione calorica e il controllo dell’infiammazione.
Migliorare la qualità del sonno è un altro vantaggio significativo, ottenibile regolando i ritmi circadiani con esposizione alla luce naturale, riducendo la luce blu (ad esempio attraverso l’utilizzo di occhiali blue-blocker) e ottimizzando la routine serale per un riposo più profondo e rigenerante.
Infine, il biohacking permette di avere un maggiore controllo panoramico sulla propria salute, personalizzando alimentazione e allenamento sulla base di test genetici e biomarcatori, e utilizzando il tracciamento dei dati per comprendere meglio come il corpo reagisce ai diversi stimoli a cui è sottoposto.
Se praticato con consapevolezza e basandosi sulle molte evidenze scientifiche, il biohacking può rappresentare uno strumento straordinario per migliorare benessere, prestazioni e longevità.
- Con chi lo utilizzi e a chi lo consigli?
La mia attività di biohacker e coach mi ha portato a esplorare e applicare il biohacking in diversi ambiti, ottenendo risultati con molteplici categorie di persone. Lavoro principalmente con imprenditori e manager, imprese e atleti olimpionici, categorie particolarmente interessate a massimizzare le proprie performance.
Per loro, il biohacking rappresenta una strada per ottimizzare non solo il fisico, ma anche la mente, migliorando la gestione dello stress, aumentando la produttività e la resilienza.
Utilizzo strategie ad hoc che vanno dalla nutrizione e il sonno, alla gestione del tempo e dell’energia, fino a tecniche avanzate per la concentrazione e il miglioramento delle capacità cognitive.
Come detto, oltre al mondo corporate lavoro a stretto contatto anche con atleti olimpionici e professionisti.
La mia esperienza con il biohacking in ambito sportivo è cominciata quasi vent’anni fa, quando ho iniziato a seguire atleti marziali, un campo che sentivo molto vicino grazie al mio background nelle arti marziali e alla mia esperienza da combattente. Ho poi esteso il mio approccio anche ad altri sport, inclusi quelli di squadra e di equipaggio.
Ogni disciplina ha le sue esigenze specifiche, e il biohacking consente di personalizzare gli allenamenti, i tempi di recupero e la preparazione mentale, ottimizzando le performance in modo scientifico.
Il biohacking, in generale, è un approccio che consiglio a chiunque voglia non solo migliorare fisicamente, ma anche potenziare le proprie capacità mentali.
È utile a chi cerca un miglioramento costante, sia in ambito professionale che sportivo, per chi vuole ottenere il massimo da sé stesso, sfidando i propri limiti e migliorando continuamente.
È proprio questo a rendere il biohacking, con le dovute precauzioni e rispettando sempre i limiti del proprio corpo, davvero adatto a tutti.
- Bisogna essere persone speciali per praticare il biohacking?
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il biohacking non è una pratica che si rivolge esclusivamente a imprenditori, celebrità o sportivi di successo.
Al contrario, se applicata con le dovute precauzioni è accessibile e adattabile a chiunque desideri migliorare il proprio benessere psicofisico.
Il biohacking non riguarda solo l’ottimizzazione delle performance fisiche, ma anche il potenziamento mentale, la gestione dello stress e il miglioramento della qualità della vita in generale.
Le strategie, quindi, sono pensate per chiunque voglia raggiungere un maggiore equilibrio, che si tratti di migliorare il sonno, aumentare la concentrazione o potenziare l’energia.
E, indipendentemente dal proprio livello di vita o carriera, si possono applicare pratiche di biohacking per ottenere risultati concreti e misurabili.
L’obiettivo è migliorare la propria produttività, il benessere psicologico e fisico, e raggiungere un benessere duraturo: caratteristiche fondamentali per ognuno di noi.
- Servono molto tempo e soldi?
Questo è un altro falso mito che circola attorno al mondo del biohacking.
Il biohacking si può praticare a tutti i livelli ed esistono pratiche che non solo sono a costo zero, ma fanno addirittura risparmiare.
Esempi di queste pratiche sono ad esempio la respirazione consapevole, che aiuta a ridurre lo stress e a migliorare la concentrazione senza alcun costo, l’adattamento graduale al freddo attraverso le famose docce fredde, che stimolano la circolazione e rinforzano il sistema immunitario, portando numerosi benefici psicofisici, o ancora l’esercizio fisico mirato, che può essere praticato con pochissimo materiale e in base alle proprie capacità, ottimizzando tempo ed energia.
Un’altra pratica che non comporta spese è il grounding, che consiste nel camminare a piedi nudi sull’erba o su altre superfici naturali, per riequilibrare il corpo con l’ambiente circostante e ridurre l’infiammazione.
Altrettanto centrale è la cura del sonno, un aspetto fondamentale del biohacking che non solo è gratuito, ma permette di migliorare la qualità della vita in modo significativo.
Il rispetto dei ritmi circadiani, per citare un altro pilastro del biohacking, garantisce un sonno riposante e rigenerante, migliorando l’umore, le performance cognitive e la salute generale.
Tutte queste pratiche, se integrate nella routine quotidiana, sono sicure, efficaci e accessibili a chiunque senza la necessità di investire grandi somme di denaro o tempo.
Anzi, sul lungo periodo, portano addirittura a un risparmio significativo, poiché migliorano sensibilmente la salute generale e riducono la necessità di farmaci, trattamenti costosi o visite mediche frequenti.
Inoltre, migliorando la qualità del sonno, l’umore e la produttività, contribuiscono a una vita più equilibrata, riducendo lo stress e prevenendo malattie che potrebbero richiedere interventi più costosi.
In definitiva: quando applicato con consapevolezza e costanza, il biohacking costituisce un investimento sulla propria salute che non solo è sostenibile, ma si traduce in un benessere duraturo e in un risparmio tangibile sotto ogni punto di vista.