Archivi autore: Mario Furlan
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Il tuo umore dipende da te
Impariamo dai bambini
I bambini che stanno imparando a camminare cadono. Ma poi si rialzano. Cadono ancora. E non si vergognano di finire a terra. Invece gli adulti dopo un po’ si arrendono. Perché si vergognano. E perché perdono la speranza di farcela. Pensano che se non hanno raggiunto l’obiettivo oggi non lo raggiungeranno mail.
Invece inciampare, cadere non significa fallire. Significa avere acquisito esperienza; l’esperienza più utile è quella che deriva dalle sconfitte. E significa non avercela fatta al primo colpo. Ma al secondo, terzo o decimo puoi riuscire. Se non ti scoraggi. E se impari dai bambini.
Un passo alla volta
Ogni maratona inizia con il primo passo. E con tanti altri passi che vanno nella stessa direzione.
Vuoi acquisire competenza in una certa materia? Accertati di dedicare dello spazio, ogni giorno, per approfondirla. E’ come preparare un esame: le lezioni vanno studiate e assimilate poco per volta.
Vuoi realizzare un obiettivo? Accertati di procedere nella giusta direzione, ogni giorno. Perdere di vista il traguardo è facile, travolti dalle incombenze quotidiane. Ecco perché, ogni giorno e ogni settimana, serve fare il punto della situazione. Per capire dove stiamo procedendo bene. Dove male. E cosa va cambiato.
Uomini e ragazzi
Mente e cuore devono operare insieme
Come fai a capire se la strada che stai seguendo è quella giusta? Puoi ragionarci su con la mente. Ma serve anche ascoltare il proprio cuore. Percepire le vibrazioni dell’animo. E sentire se quel percorso ti procura gioia oppure ansia.
Cervello e cuore devono sempre operare insieme. Scegliere con il cuore non basta: bisogna che le decisioni siano anche logiche, razionali. Ma farlo soltanto con il cervello è altrettanto sbagliato: l’istinto ci fornisce informazioni che alla mente non arrivano. Inoltre compiere una scelta contro il proprio cuore significa condannarsi all’infelicità.
Provaci. Ne vale sempre la pena.
Perchè aspettare a non soffrire più?
I dispiaceri non mancano mai. Ma quelli davvero gravi, serie, per cui vale la pena di patirci sono una minoranza. Per la maggior parte si tratta di cose piccole: che siano disavventure, infortuni, fastidi, contrattempi , disappunti o delusioni. Al momento ci fanno soffrire o infuriare, ma presto vengono dimenticate.
Non vale la pena di affliggersi per quisquilie. Al prossimo dispiacere prova a chiederti: mi farà ancora soffrire tra un anno? Tra sei mesi? Tra un mese? Tra una settimana? Se la risposta è no la domanda successiva è: Perché aspettare? Non conviene tornare a sorridere subito, adesso?