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In marzo e aprile, durante il primo lockdown, noi italiani abbiamo risposto con grande compostezza e disciplina ai limiti imposti. Abbiamo accettato, quasi senza battere ciglio, le proibizioni imposte dallo Stato e dalle Regioni: eravamo convinti che, stringendo i denti per qualche mese, saremmo tornati alla normalità. Adesso, invece, benché non siamo (ancora?) al lockdown totale, chiusure e divieti infastidiscono una parte crescente della popolazione. A molti sembrano soprusi ingiustificati. Lo spirito di unione che c’era sei mesi fa non c’è più; ora prevalgono rabbia, rancore, contestazioni. E non solo perché negli ultimi mesi non si è fatto abbastanza per…