Mario Furlan, life coach – Sei una patata, un uovo o un chicco di caffé?

Cosa sei: una patata, un uovo o un chicco di caffé?

Come reagisci alla crisi economica causata dal coronavirus: come una patata, un uovo o un chicco di caffé?

Una domanda che come life coach mi chiedono spesso è: Mario, secondo te questa pandemia, e la crisi economica e sociale che ne seguirà, ci farà diventare migliori o peggiori?
La risposta è: dipende.
Non dipende solo da come andranno le cose, in Italia, in Europa o nel mondo. Ma dipende anche, e soprattutto, da come tu sarai capace di reagire a questa crisi. Che colpirà, economicamente, almeno i due terzi della popolazione.
Qualcuno si lascerà travolgere dalla disperazione. Come l’imprenditore di Napoli, che si è suicidato.
Qualcun altro sarà furente. Ce l’avrà a morte con il Governo, con la Regione, con l’Europa, con il mondo intero, con il Padreterno… e vorrà sfogare la sua rabbia con la violenza, fisica o verbale. Di persona, o sui social. Il che non servirà a niente, se non a produrre ancora più sofferenza e a metterlo nei guai con la legge.
Qualcun altro ancora, invece, farà l’unica cosa intelligente e produttiva possibile: prenderà, realisticamente, atto della situazione e cercherà di ricavarne il meglio. Per lui, e per gli altri.
A questa domanda rivoltagli dalla figlia – il coronavirus ci farà diventare migliori o peggiori? – un padre chef le fece vedere tre pentole sul fuoco. Nella prima ci mise dentro delle patate; nella seconda delle uova; nella terza una manciata di chicchi di caffè. Dopo 20 minuti di ebollizione spense il fuoco.
Le patate erano diventate molli: bastava toccarle che si sfaldavano.
Le uova erano diventate verdi e dure: immangiabili.
I chicchi di caffè, invece, avevano rilasciato un eccellente aroma. E avevano dato vita a qualcosa che prima non c’era: a un profumatissimo caffè.
Ci sono persone che, gettate nell’acqua bollente della crisi, come le patate si sbriciolano e si frantumano. Non reggono la pressione, e cedono. Come quel povero imprenditore.
Ci sono altre persone che, come le uova, reagiscono indurendosi. Incattivendosi. Diventando verdi di rabbia e livore. E se la prendono con tutti, maltrattandoli.
Altri ancora, invece, sono come i chicchi di caffè. E’ proprio l’acqua bollente della crisi che fa emergere le loro qualità migliori. Sono gli unici che con la pandemia diventano migliori. Il terribile choc causato dal coronavirus produce inevitabili cambiamenti in tutti noi. Ma per qualcuno sono negativi. Mentre per altri sono positivi.
E tu, come reagirai alla crisi che sta arrivando? Come le patate, come le uova o come i chicchi di caffè?

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Mauro Bonati di Yakult: “La nostra è una missione”

Mauro Bonati, Direttore generale di Yakult Italia

Mauro Bonati, Direttore generale di Yakult Italia

Tutte le Aziende commerciali hanno un propria mission, ma è davvero difficile trovarne una con un vero e proprio spirito missionario. Sarà per le sue origini giapponesi o per il suo fondatore – un medico e scienziato dell’università di Kyoto, che Yakult può definirsi una “Missionary Company”?

Lo chiediamo a Mauro Bonati – Direttore Generale di Yakult Italia: “ Lo spirito missionario di Yakult è il marchio di fabbrica del suo fondatore Dr. Minoru Shirota, che nei primi anni ’30 si pose l’obiettivo, attraverso un lungo percorso di ricerca microbiologica all’avanguardia, di affrontare la piaga delle infezioni intestinali che nel primo dopo-guerra flagellava la popolazione giapponese e in particolar modo i bambini. Il Dr. Shirota riuscì così ad isolare e coltivare un particolare fermento lattico, che poi prese il suo nome (L. casei Shirota), in grado di resistere ai succhi gastrici e di raggiungere vivo e attivo l’intestino, dove svolge le sue azioni benefiche. La specificità di Yakult risiede  nel fatto che, prima ancora del salto alla dimensione industriale che la proietterà in ambito multinazionale, il Dr. Shirota definisce i tre fondamenti della filosofia di Yakult , chiamati successivamente  Shirot-ismi: 1) promuovere la medicina preventiva attraverso l’alimentazione, un  concetto assai all’avanguardia per l’epoca. 2) un intestino sano porta ad una vita più lunga e più sana, anche questa un’intuizione pionieristica 3) portare la salute ad un prezzo abbordabile e al più alto numero di persone, che identifica lo spirito missionario dell’azienda sin dalla nascita.
Tale spirito fu coerentemente applicato in un modello di business assai inclusivo, per coinvolgere le donne, che rappresentavano l’anello debole dal punto di vista occupazionale, con l’obiettivo di distribuire quotidianamente il prodotto fresco ai clienti con un sistema porta a porta. Quelle che ancor oggi vengono chiamate Yakult Ladies svolgono altresì un ruolo sociale nel mantenimento di una relazione di “caring” costante con i propri clienti e questo vale in particolar modo nelle provincie rurali e presso gli anziani. Nel mondo le Yakult Ladies sono oggi più di 80.000 di cui 34.000 solo in Giappone.

Sembra quindi che Yakult sia stata modellata attorno a principi che non mettono al centro il profitto?
“Certamente – risponde Mauro Bonati – i risultati economici sono fondamentali per consentire di proseguire la missione del Fondatore, ma lo sono in egual misura i principi etici su cui si basa la strategia aziendale. “Working on an Healthy Society” per noi significa principalmente promuovere stili di vita sani attraverso la corretta alimentazione, una costante attività fisica e l’offerta di prodotti studiati per le diverse esigenze di benessere dei nostri consumatori. Questo è l’impegno che ha caratterizzato la nostra comunicazione fin dall’inizio dell’esperienza italiana dal 2007, in una collaborazione costante con i soggetti istituzionali, la scuola, la comunità scientifica e il mondo dell’associazionismo.