Sono arrivati i Colpitori

Il poeta Dome Bulfaro

Il poeta Dome Bulfaro, con Federica Guglielmini promotore del Manifesto dei Colpitori

Difendiamo e colpiamo! Nasciamo come forma di difesa in reazione a questa società liquefatta. Ci ribelliamo al degrado sociale, culturale e umano a cui assistiamo… mai saremo schiavi degli algoritmi”.
Inizia così il “Manifesto dei Colpitori”, che si richiama vagamente a quello del futurismo di inizio Novecento di Filippo Tommaso Marinetti, ma che si presenta diametralmente opposto nel suo essere apartitico, laico e soprattutto nato da un’idea sogno di una intellettuale donna che non manca di carattere, talento e carisma, tutte doti che sono appartenute al fondatore dei Futuristi.
 Ideatori di questo movimento, che vuole scuotere la società usando il pugilato,la sua nobile arte come metafora e simbolo, sono Federica Guglielmini educatrice e scrittrice e l’artista e docente Dome Bulfaro, considerato da molti il professor Keating italiano. “I colpitori sono i guanti rigidi che servono ad attutire i colpi negli sport da combattimento. Questi sport, e la boxe in particolare, rappresentano il mondo in cui crediamo: un mondo con valori, dove si raggiungono gli obiettivi con quel sacrificio, che si fa opera d’arte nella ricerca del miglioramento di se stessi e che poi si riflette in società. Senza un incontro di idee, di visioni culturali che riescano a vedere le ferite sociali (anche quelle che non si vedono) non potremo mai dirci migliori. L’icona culturale del pugile può essere di ispirazione per un’intera generazione che si mostra più violenta, senza confini emotivi, fragile tanto quanto è la società in cui viviamo. La boxe nel suo linguaggio scenico ti insegna a tirarti su quando finisci al tappeto. I maestri di boxe fanno la stessa fatica e hanno lo stesso valore educativo dei docenti a scuola: devono saper tirare fuori il meglio dai ragazzi e dalle ragazze di oggi, allenandoli a difendersi dai colpi della vita”.
Federica frequenta corsi di pugilato presso la suggestiva palestra “Heracles Gymnasium” di via Padova a Milano che colpisce il cuore di chi entra per la sua bellezza, decorata da arazzi e illustrazioni di artisti. La palestra è dell’ex campione italiano di boxe Renato De Donato, un pugile laureato, professore universitario amante della cultura dell’antichità e musica classica: la sua palestra unica in tutta Italia e Europa ha una grande biblioteca dove accoglie i ragazzi per studiare dopo la scuola e dove possono anche allenarsi. Si tratta di un vero e proprio avamposto culturale in grado di leggere i bisogni della città, in quella unione fra pugilato e cultura che ha sempre fatto la differenza nella storia contro il degrado culturale e sociale. Renato De Donato è fra i firmatari del Manifesto dei Colpitori con altri grandi artisti e professionisti come Mario Ireneo Sturla, Mauro Cicarè, Riccardo Mauri e Michele Carrieri.
Noi abbiamo fatto nostro il sudore del pugile, la sua capacità di coltivare il dolore a favore di un progetto di vita” recita il Manifesto.  Che continua: “La preparazione, l’iniziazione e l’ascesi del boxeur rappresentano il nostro codice etico e pedagogico” volto all’educazione dei giovani, “manipolati da una tecnologia sempre più disumanizzante”.
Il movimento dei Colpitori vuole dunque essere quello sparring partner culturale dei nostri tempi troppo veloci, dopaminici, dove il rispetto verso il prossimo deve risaldarsi in un quadrato sociale e in cui sfatare il mito manzoniano: “il coraggio uno se non ce l’ha non se lo può mica dare”.
I rapporti umani, gli ideali, si rarefanno a vantaggio del mondo digitale e virtuale. Qual’ è l’icona culturale e sportiva in cui gli italiani possono dire di sentirsi rappresentati, non patinata, ma esemplare nella vita di tutti i giorni?
Non sempre il cosiddetto progresso porta vantaggi, stiamo pagando il prezzo della macchina veloce futurista; oggi siamo di fronte a questa involuzione e noi ci difendiamo. Per inseguire i nostri sogni, per non farceli strappare via ognuno di noi deve trovare il proprio pugile interiore, ma soprattutto qualcuno deve fare il primo passo perché gli altri credano che sia ancora possibile, questo fanno le icone culturali, questa è la storia del viaggio dell’eroe che abbiamo bisogno di sentire ancora e ancora, sia che si vinca o si perda. Seppur manchi la figura del grande campione come ai tempi dei Parisi, Stecca, Damiani ecc., questo non ci ha impedito di trarre dal messaggio della nobile arte quel coraggio per iniziare questa impresa che ci sta facendo dialogare con gli intellettuali, artisti, atleti, giornalisti e docenti in tutta Italia che si sentono Colpitori e che rivedono nel manifesto un’opera d’arte nata dai sogni e dalle ferite del nostro tempo.”

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