Mario Furlan, life coach – Siamo schiavi delle nostre abitudini

Una tradizione da abolire: il Festival della carne di cane a Yulin, in Cina

Una tradizione da abolire: il Festival della carne di cane a Yulin, in Cina

Siamo il prodotto delle nostre abitudini. Siamo abituati a svegliarci in un certo modo; a fare colazione in un certo modo; ad andare al lavoro in un certo modo; a divertirci in un certo modo; a fare sesso in un certo modo; ad andare a letto in un certo modo. E anche a comportarci, a reagire, a interagire in un certo modo. Giusto o sbagliato, produttivo o improduttivo che sia.
Alcune abitudini sono positive. Altre no. Sei, ad esempio, sempre in ritardo? Ti arrabbi, o ci soffri, quando ti fanno notare i tuoi errori? Basta poco per gettarti nello sconforto? Anche questo è il prodotto, oltre che del tuo carattere e della tua indole, delle abitudini.
Lo so: cambiare le abitudini è molto difficile. Perché soddisfano, seppure in negativo, alcuni nostri bisogni. E allo stesso modo è difficile, per i popoli, cambiare le loro tradizioni. Che non sono altro che abitudini popolari.
E’ molto arduo anche cambiare le abitudini – pardon, tradizioni – orripilanti. Proprio in questi giorni a Yulin, in Cina, si sta svolgendo l’ennesima edizione del Festival degli orrori: il Festival della carne di cane. Ogni anno, dal 22 al 2 luglio, vengono torturati, squartati e mangiati oltre 10mila cani, molti dei quali rapiti ai loro padroni. Il tutto in condizioni igieniche da voltastomaco. Simili a quelle del “wet market” di Wuhan, da cui si è diffuso il Coronavirus. Wet market significa “mercato bagnato”: bagnato, per l’appunto, dal sangue degli animali che vengono tagliati e spellati, vivi, sulle bancarelle del mercato.
E’ qualcosa di allucinante. Che suscita scandalo in tutto il mondo. Che, però, prosegue. Anno dopo anno. Perché? Perché è diventato, negli anni, una tradizione. E cancellare le tradizioni è come cancellare le abitudini: difficilissimo.
Proponiti di cambiare le tue abitudini distruttive. Non tutte insieme: non ce la faresti. Ma una per volta. Giorno per giorno. Come si fa? Devi associare un’emozione dolorosa all’abitudine da cambiare. E una piacevole all’abitudine da installare al suo posto.
Solo così, usando le nostre emozioni, possiamo cambiare in meglio. E soltanto suscitando forti ondate emotive, mostrando video e foto raccapriccianti e sull’onda della paura del Coronavirus, si riuscirà, prima o poi, ad abolire l’osceno Festival di Yulin.

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Mario Furlan, coach motivazionale – Dimmi quanto sono grandi i tuoi problemi, ti dirò quanto sei grande tu

Mario Furlan, coach motivazionale e scrittore motivazionale

Mario Furlan, coach motivazionale e scrittore motivazionale, sulla copertina di uno dei suoi libri

Tutti abbiamo problemi. Parola di coach motivazionale.
Ma il livello di preoccupazione, ansia e stress a cui ci portano ha ben poco a che fare con la loro reale e oggettiva dimensione. Non è vero, cioè, che i piccoli problemi ci stressano poco, e che sono i grandi problemi a toglierci il sonno. Perché tutto è relativo. Quello che può essere piccolo per me può essere enorme per te. E viceversa.
Ci sono persone che non dormono di notte perché un loro caro è in fin di vita. O perché hanno perso il lavoro, e non sanno come sfamare la famiglia. Il che è, a mio giudizio, più che comprensibile.
Ma ci sono anche persone che vanno in crisi di brutto perché qualcuno li ha insultati su Facebook. Perché il piatto da cucinare per gli amici è venuto male. O perché insoddisfatte del loro taglio di capelli. Insomma, si disperano per cavolate.
Ci sono, poi, persone che riescono a restare calme  e centrate nonostante i guai che li affliggono siano davvero grossi. Ho un amico che accudisce la figlia, disabile e malata, da 31 anni. Sono soli al mondo, lei e lui. Lei si sta avvicinando alla fine. Ma lui riesce a restare positivo, ottimista, solare.
Lo ammiro. Non credo che, al suo posto, avrei la sua forza d’animo: infatti vado in tilt per molto meno. Alla faccia del fatto che sono life coach. Quel mio amico è un esempio di come non siano i problemi a distruggerci, ma il nostro atteggiamento nell’affrontarli.
Per vivere bene dobbiamo quindi alzare la nostra soglia di accettazione e tolleranza allo stress. E non lasciare che siano le stupidaggini a toglierci la serenità. Quanto più cresciamo, tanto più dobbiamo imparare a non lasciarci turbare dalle piccolezze.
I big, i grandi personaggi – della politica, dell’economia, della cultura, dello sport, dello spettacolo, della religione – sono costantemente sotto attacco: degli hater, degli avversari, dei concorrenti, dei giornalisti, degli invidiosi… Pensa solo a quanto è stato linciato e crocifisso – non solo metaforicamente – Gesù Cristo.
Se fossero come me e come te, questi personaggi noti si schianterebbero sotto il peso delle critiche. E dell’odio che li circonda. Ma sono più forti di noi. Il fango che viene gettato loro addosso? Se vogliono reggere, devono imparare a scrollarselo di dosso con un’alzata di spalle.
Ti lascio con un esercizio: scrivi quali sono i tuoi tre più grandi problemi, le tre cose che ti angosciano di più. E poi pensa: sono davvero, tutti e tre, dei veri, grandi, terribili problemi?

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Mario Furlan, coach motivazionale – Come ti cambia il dolore?

Il coach motivazionale Mario Furlan sulla copertina di un suo libro di motivazione

Il coach motivazionale Mario Furlan sulla copertina di un suo libro di motivazione

Nulla ci cambia quanto il dolore.
Ci scuote. Ci smuove. Ci scombussola. Ci sbatte a terra. E se è abbastanza cocente ci costringe a fare, o a pensare, diversamente.
Il dolore non ci lascia indifferenti. Ci trasforma. Ma lo può fare in due modi: in meglio. O in peggio.
Un’ingiustizia, una tragedia possono renderti rabbioso, o disperato. O farti sentire impotente. Oppure possono spingerti a trovare un senso al dolore, e a diventare una persona migliore. Come Nelson Mandela in carcere, o come Alex Zanardi dopo l’incidente.
Ogni dolore, fisico e psicologico, ti sta mandando un messaggio. Il mal di denti ti dice che hai una carie; il mal di schiena che hai una vertebra schiacciata. E lo stesso vale per la sofferenza interiore: cosa puoi fare, cosa puoi imparare dal male che senti dentro?
Tutti soffriamo. Ciò che cambia è come reagiamo alla sofferenza.

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Mario Furlan, life coach – Dimmi come porti la mascherina, ti dirò chi sei!

Come metti, o non metti, la mascherina dice chi sei!

Come metti, o non metti, la mascherina dice chi sei!

Sei di quelli che portano la mascherina sempre e comunque, anche quando camminano da soli per strada, perché la prudenza non è mai troppa?
Oppure la tieni in tasca, oppure abbassata sul mento, perché è fastidiosa e inutile; e te la tiri su controvoglia soltanto quando vai in locali dove senza non ti fanno entrare?
Tra questi due estremi ci sono numerose sfumature: quelli che la tengono solo in pubblico, quelli che si coprono la bocca ma non il naso, quelli che se la dimenticano a casa…
A seconda della tua risposta (mascherina sempre e comunque fuori casa, oppure solo se proprio non puoi farne a meno) appartieni a una di queste due tribù: i paurosi (che si autodefiniscono prudenti) o i temerari (che si definiscono realisti).
I paurosi temono di essere contagiati. Chi si avvicina senza protezioni è un untore, oppure un incosciente; fosse per loro lo multerebbero. Mentre i temerari ritengono che le precauzioni utili un mese fa siano oggi, con il virus quasi sparito, soltanto delle rotture di scatole.  E osservano con aria di sufficienza, deridendoli in cuor loro, quelli che si tengono sempre la mascherina sul volto. Magari pure quando sono da soli.
I primi sono mossi, nella vita, soprattutto dalla paura: odiano il rischio. I secondi, invece, sono più propensi a correre rischi. Diventando, a volte, incoscienti.
Dimmi come porti la mascherina, ti dirò chi sei!

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Mario Furlan, life coach – I sette sintomi che sei fuori strada

Mario Furlan, life coach

Mario Furlan, life coach

Come life coach mi viene spesso chiesto se ci sono dei sintomi che devono suonare come campanelli d’allarme. Si tratta di comportamenti sbagliati, proseguendo nei quali avremo conseguenze negative.
Sì, questi sintomi esistono. E sono almeno sette.
Immagina che tu sia un’automobile, e che tu abbia scelto di percorrere una certa strada nella tua vita. I sette tipi di condotta che vado ad elencare sono errati, e se li segui stai andando fuori strada!

1) Non svolgi regolare attività fisica.
Mens sana in corpore sano: se non fai attività fisica, qualunque essa sia, con regolarità, il tuo corpo ne soffre. E se il corpo sta male, prima o poi anche la mente ne soffrirà;

2) Cerchi il sollievo sbagliato.
C’è chi, quando si sente fuori fase, va a farsi una bella corsa oppure una bella meditazione; e chi, invece, si ingozza di cibo spazzatura. O alza il gomito. O accende una sigaretta. O si lancia nello shopping sfrenato e compulsivo…
Tutti attraversiamo momenti di tensione e stress. Dimmi come li fronteggi e ti dirò chi sei!

3) Non riesci a concentrarti.
Sei sempre distratta: dal telefonino o da pensieri che non c’entrano nulla con ciò che stai facendo. E quando arriva la sera ti rendi conto, con un cocente senso di frustrazione, che hai realizzato molto meno di quello che avresti dovuto e potuto.
Il primo passo per non essere costantemente distolto da ciò che importa? Spegni il telefonino, e allontanalo dal tuo campo visivo!

4) Sei scostante.
Non sei, cioè, costante, attendibile e affidabile nei tuoi comportamenti.
Quindi non rispondi alle telefonate, ai messaggi o alle mail. Ovviamente mi riferisco ai messaggi di persone che ti interessano, non di scocciatori;

5) Non riesci a riposarti a sufficienza.
Dormi poco o male, non ti prendi le vacanze, non ti concedi una pausa. Così facendo, a lungo andare (e a volte neanche tanto a lungo) il tuo motore fonde;

6) Sei iperreattivo.
Hai la miccia corta, il tuo motore si surriscalda subito: basta un nonnulla e subito ti arrabbi, sbotti, esplodi. Oppure ti butti giù, ti deprimi, scoppi in lacrime.
Quando incontri qualcuno così è come camminare sulle uova: devi stare attento a ogni cosa che dici e che fai. E ovviamente il dialogo sereno e costruttivo diventa impossibile;

7) Sei ipercritico e sarcastico.
L’autocritica e l’autoironia ti fanno apprezzare dagli altri; la critica violenta e il sarcasmo rivolti agli altri, invece, ti rendono odioso.

Ti riconosci in qualcuno di questi sette comportamenti negativi?
Se la risposta è positiva, attento: la tua vita sta prendendo una direzione sbagliata, e proseguendo lungo quella strada rischi di andare a schiantarti. E di farti molto male, sia nel fisico che nella mente e nello spirito.
Più sono i comportamenti errati che stai adottando e più rischi. Il mio consiglio: comincia a cambiarne uno. E poi un secondo. E così via. Più avanzi sulla strada della crescita personale, più sarà facile e bello camminare lungo il tuo nuovo cammino, ricco di speranza e soddisfazioni!

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