“Non è giusto!”
Quante volte sentiamo, e pronunciamo, questa frase. E quante volte è come un pugno nello stomaco: perché le ingiustizie ci urtano, ci offendono, ci disgustano. Non è giusto che ci siano i poveri, le guerre, le discriminazioni; e non è giusto che un bambino innocente debba patire, che si muoia ancora giovani, o che l’insegnante a scuola, o il capo sul lavoro, non tratti tutti allo stesso modo. Ma, purtroppo, così è…
E’ sacrosanto, e doveroso, lottare contro le ingiustizie. Se non ne fossi profondamente convinto, non mi sarei preso la briga di fondare i City Angels. Ma è puerile, stupido e inutile lamentarsi, e prendersela, per le ingiustizie. Perché il mondo, e quindi l’uomo, è sempre stato profondamente ingiusto, e sempre lo sarà.
Chi soffre per le ingiustizie, ma non fa nulla per combatterle, soffre per nulla. E’ come se soffrisse per gli anni che passano, o la forza di gravità, o perché la luna gira intorno alla terra: che ci puoi fare? La parola “amen” significa “così sia”, e chi la pronuncia si affida al Signore. Di fronte a qualcosa di doloroso, ma inevitabile,
Ho sempre amato la frase di Che Guevara “Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia, commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo”. Ma lui non si limitava a protestare. Era un uomo d’azione: lottava.
Accettiamo serenamente ciò che è, senza angosciarci per ciò che non possiamo in alcun modo cambiare, e impegniamoci a migliorarlo. Solo così possiamo dare un senso alla nostra vita, rendendo la società un po’ meno ingiusta.
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