Vale più la traspirazione dell’ispirazione

Non è difficile avere grandi idee. Il difficile è metterle in pratica. Quante volte ci è capitato di avere un’ispirazione folgorante? Tante. Quante siamo riusciti a realizzare? Poche.
Edison, l’inventore della lampadina, diceva che il genio è per l’1 per cento ispirazione e per il 99 per cento traspirazione. Le illuminazioni e il talento servono, certo. Ma da soli non ci portano da nessuna parte. Meglio averne meno, e possedere invece tutta la disciplina che serve per realizzare gli obiettivi. Vale in tutti i campi. Compreso lo sport. Il velocista Usain Bolt ne è la prova. Enorme talento naturale, ma quando si è lasciato andare alla pigrizia è retrocesso nelle classifiche. Poi è tornato ad allenarsi seriamente. E ora è il favorito alle Olimpiadi.

Fai più di quanto viene richiesto, li stupirai!

Molti cercano di impegnarsi il meno possibile. Di lavorare il meno possibile. Di fare il minimo sindacale. Di non fare nulla oltre lo stretto necessario. Perché non amano ciò che fanno. Perché sono pigri, svogliati. Perché pensano che sia inutile. O perché pensano che impegnarsi di più sia inutile.
Il mio consiglio è invece di fare più di quanto viene richiesto. Appunto perché sono in pochissimi a farlo, chi non si limita all’indispensabile, ma fa un passo oltre emerge subito nella massa. Chi ti consegna il mobile il giorno prima del previsto; chi ti dà un bonus oltre a quanto pattuito; chi finisce il lavoro in anticipo; chi offre qualcosa in più allo stesso prezzo è raro, rarissimo. E non passa inosservato.

L’imprenditore terremotato

Al tigì un imprenditore emiliano si dispera: “Ho dedicato tutta la mia vita al lavoro. Solo lavoro, nient’altro che il lavoro. Mai un giorno di vacanza, ho trascurato  famiglia e amici. Ora il terremoto ha distrutto la mia fabbrica. E non ho più niente e nessuno”.
Ho profondo rispetto per chi si impegna così tanto sul lavoro. E mi dispiace molto per lui. Credo tuttavia che non abbia saputo bilanciare la vita professionale con quella personale. La vita non può ridursi al solo lavoro. Perché non siamo solo lavoratori. Siamo anche genitori, figli, partner, amici. E chi ti ama ti sostiene nei momenti difficili. Che arrivano sempre. Sotto forma di un terremoto, di una malattia, di una disgrazia. Se quel signore avesse dedicato più spazio agli affetti, forse ora non si ritroverebbe solo e disperato.

Chi se la tira è insicuro

Chi se la tira è insicuro. Ha bisogno di nascondere la sua scarsa autostima dietro una cortina fumogena di titoloni, qualifiche e patacche. Ricordo le mail,  grottesche, del presidente di un’azienda ai suoi dipendenti. Iniziavano con “Io, Amministratore delegato della società…”, e terminavano con la sua firma e, sotto, di nuovo la qualifica “Amministratore delegato della società”. Come se chi lavorava con lui non sapesse che era il capo. Perché, allora, aveva bisogno di ribadire continuamente il suo ruolo? Perché era insicuro. E temeva che qualcuno potesse toglierglielo. Chi, invece, è sicuro di sé non ha queste smanie. Sa che vale comunque. Non per la qualifica che ha, ma per quello che è.

Sopravvalutiamo il breve termine, sottovalutiamo il lungo

Quando ci imbarchiamo in un progetto abbiamo l’abitudine di sopravvalutare ciò che possiamo attuare in tempi brevi. E di sottovalutare ciò che possiamo concretizzare in tempi lunghi. Ci illudiamo di realizzare grandi cose in pochi giorni. Raramente succede. Così ci demoralizziamo. E molliamo tutto. Non rendendoci conto che servono molti giorni, a volte alcune settimane, a volte qualche mese, a volte addirittura anni per ottenere risultati significativi. Vale per la dieta dimagrante come per la preparazione di un esame, per la ricerca di un nuovo lavoro come per quella di un partner. Serve tempo. E dev’essere tempo utilizzato bene. Perseguendo l’obiettivo giorno per giorno, con impegno e disciplina.

Non sarà mai tutto perfetto. Quindi lanciati!

Molti non se la sentono di iniziare un nuovo progetto se prima non sanno esattamente come fare a portarlo a compimento. Devono conoscere ogni passo, capire ogni mossa da fare. Ma dal momento che raramente conosciamo in anticipo ciò che ci potrà capitare, questo ci fa restare fermi per paura di sbagliare.
E’ lo sbaglio più grande: ci condanna all’immobilismo. Prima di iniziare devi avere le idee chiare su dove vuoi arrivare. Ma se non sai esattamente come farai ad arrivarci, non preoccuparti: comincia ad agire. Non abbiamo certezze. Ma è bene lanciarsi comunque. Come in tutte le sfide della vita. Chi ti assicura che il tuo partner ti amerà per sempre, e che invece non ti sbriciolerà il cuore in mille pezzi? Non importa. Ama.

E-mail o telefonata?

Cosa fai, quando sei arrabbiato con qualcuno? Mandi una email o telefoni? Se mandi la mail non ha capito l’importanza della comunicazione. Le parole, da sole, rischiano di creare incomprensioni. Malumori. Screzi. Vanno bene per informare. Ma non quando c’è una questione delicata da risolvere. Molto meglio telefonare: il tono di voce, l’ascoltare le ragioni dell’altro e la possibilità di rispondere immediatamente alle domande consentono di disinnescare una situazione potenzialmente esplosiva. Che, una volta esplosa, può essere irreparabile.
E’ più facile, sull’onda dell’ira, sfogarsi via mail. Premi il tasto Invio. E il danno è fatto. Quelle parole, scritte in un momento di rabbia, resteranno per sempre, come chiodi, conficcate nel cuore dell’altro. Mentre una telefonata avrebbe potuto salvare il rapporto.

Sei un’ape o una mosca?

Posa una bottiglia lateralmente su un tavolo, con la base verso una sorgente di luce. Se ci sono dentro delle api, queste si accalcheranno tutte verso la luce, andando a cozzare contro la base. Anche se non riusciranno mai ad uscire da quella parte. Se invece ad essere intrappolate nella bottiglia sono delle mosche, queste voleranno in tutte le direzioni. Finché non troveranno la libertà.
Noi uomini siamo spesso come le api nella bottiglia. Ripetiamo sempre gli stessi errori. Senza rendercene conto. E non tentiamo nuove strade. Perché non le vediamo. O perché abbiamo paura di percorrerle. Qualcuno, invece, è come le mosche. Tenta e ritenta. Prova e riprova. Fino a quando non ottiene il risultato desiderato.
E tu chi sei, un’ape o una mosca?

 

Non conta chi conosci. Ma come lo conosci.

Sappiamo  tutti che per fare carriera non conta tanto cosa conosci, quanto chi conosci. Ahimè, le conoscenze sono più importanti delle competenze. Ma non basta conoscere qualcuno di influente. Dipende come lo conosci.
Le persone di potere hanno spesso tre caratteristiche. 1) Sono assediate da gente che chiede favori; 2) Sono circondate da gente che li sviolina; 3) Se la tirano. Se sei l’ennesima persona che chiede favori, o che gli lecca i piedi, sei uno dei tanti. Se invece cogli il bene nel potente e gli fai complimenti sinceri lo gratifichi nel profondo. Prima di chiedere devi dare. Ma devi dare qualcosa di valore. Che non viene dalla bocca. Ma dal cuore.

Il primo passo è il più difficile

Il primo passo è sempre il più difficile. Che si tratti di realizzare un progetto, di flirtare con uno sconosciuto o di cambiare abitudini, iniziare è faticoso. Perché non sappiamo come andrà a finire. E abbiamo paura dell’ignoto.
 Ma la certezza assoluta non esiste. Quindi conviene lanciarsi. Non da incosciente. Ma da persona che ha le idee sufficientemente chiare su dove vuole andare; e ha sufficiente coraggio per muovere il primo passo. Sarà come guidare di notte, in una strada di campagna: i fari illuminano soltanto un pezzetto di percorso, non tutto. Ma di pezzetto in pezzetto, di cento metri in cento metro arriverai a destinazione.