Lavoro, il nuovo trend per rendere felici i dipendenti è la “Green work culture”

La Green work culture rende più felici i dipendenti sul lavoro

La Green work culture rende più felici i dipendenti sul lavoro

LAVORO, IL NUOVO TREND PER RENDERE FELICI I DIPENDENTI È LA “GREEN WORK CULTURE”: 9 SU 10 SONO PIÙ SODDISFATTI SE COINVOLTI CON INIZIATIVE SOSTENIBILI

Felicità e lavoro, lavoro e felicità: due binari che corrono di pari passo e mai così in primo piano. I due concetti, attuali e in linea con i principali avvenimenti globali, emergono nel giorno in cui negli Stati Uniti viene celebrato il “Companies that Care Day”. Secondo numerose ricerche internazionali, la felicità e il coinvolgimento dei collaboratori dipendono dalle iniziative sostenibili messe in campo dalle imprese, le quali hanno costruito una vera e propria “green work culture”. Conferme in merito giungono dal National Environmental Education Foundation, secondo cui 9 dipendenti su 10 (90%) sono più soddisfatti e felici se coinvolti nelle iniziative verdi messe in campo dalla propria organizzazione. Ora i leader d’azienda come possono comportarsi? Ecco i consigli di Business Insider: dall’organizzazione di attività ricreative al coinvolgimento di realtà benefiche fino all’assunzione di nuovi talenti green.

È quanto emerge da un’analisi svolta su testate internazionali da Espresso Communication per Great Place To Work Italia. “La green work culture non è una tendenza passeggera – dichiara Alessandro Zollo, AD di Great Place To Work Italia – Già oggi il 90% dei dipendenti delle migliori aziende per cui lavorare nel 2022, che premieremo il prossimo 31 marzo, dichiarano di apprezzare il modo in cui le loro organizzazioni contribuiscono al benessere delle comunità circostanti. Lo sviluppo di una cultura green avrà effetti diretti non solo su benessere e produttività dei dipendenti, ma aiuterà le aziende ad accrescere il proprio fatturato”.

Ecco le 10 iniziative sostenibili da applicare in azienda per la realizzazione della green work culture:

  1. Biking to work: fornire ai collaboratori delle biciclette per i vari spostamenti risulta sostenibile perché riduce l’inquinamento; 
  1. Creare spazi rilassanti all’interno del workplace: ogni leader non deve sottovalutare l’impatto dell’inquinamento acustico sulla produttività e sull’umore; 
  1. Promuovere il trend del pollice verde: una pianta in prossimità delle singole postazioni di lavoro migliora la qualità dell’aria e stimola la produttività del team; 
  1. Organizzare sfide alimentari “plant based”: si tratta di gare a squadre in cui i professionisti consumano solo cibi privi di proteine animali; 
  1. Ridurre sprechi attraverso il digitale: le varie bozze di un documento possono essere conservate sul laptop o, meglio ancora, su un cloud condiviso; 
  1. Sviluppare un team di green influencer: avere dipendenti che diffondano la cultura green aiuta a implementare nuove iniziative eco-friendly; 
  1. Realizzare corsi sulla sostenibilità ambientale: è fondamentale mantenere alta l’attenzione sull’importanza della cultura aziendale green con workshop e seminari; 
  1. Risparmio energetico: secondo Harvard Law School, ridurre la luminosità del monitor del computer al 70% può far risparmiare fino al 20% dell’energia; 
  1. Organizzare competizioni mensili verdi in ufficio: sfidare i colleghi a passare un mese senza utilizzare posate di plastica offrendo dei premi è una modalità per combinare competizione e sostenibilità;
  1. Bere caffè equo sostenibile: durante le pause caffè con i colleghi sorseggiare un caffè ecocompatibile in bicchieri riutilizzabili permette di rispettare l’ambiente.

Michele Tribuzio, lo “Zio Mike” formatore e mental coach

Michele Tribuzio, il formatore e mental coach noto come "Zio Mike"

Michele Tribuzio, il formatore e mental coach noto come “Zio Mike”

Michele Tribuzio è conosciuto dai suoi followers con l’appellativo di “zio Mike”. Mental coach, formatore e top manager, nei suoi 30 anni di carriera ha formato oltre 300.000 persone sia all’interno delle prestigiose aziende con cui collabora che durante i seminari e le numerose sessioni di Personal Coaching.

La conoscenza di sé e la capacità di gestire in modo positivo le proprie emozioni sono elementi essenziali per superare i momenti difficili e le sfide personali e professionali. Come recita il claim di Zio Mike “La partita della vita non la vince chi ha le carte migliori, ma chi sa ben giocare quelle che ha”.

Esperto di psicosomatica, fisiognomica e sociologia si occupa di eccellenza nella performance. È editore e autore di libri, materiale formativo e audiovisivo sui temi della formazione professionale e umana.

Esperto di processi evolutivi, Michele Tribuzio aiuta i talenti ad acquisire uno sguardo nuovo sulle situazioni che affrontano, lavorando sul “Chi sei” e sul “Cosa vuoi”, per migliorare la performance individuale verso il “Cosa fare” e “Come farlo”.

Caro Zio Mike, mi piacerebbe descrivessi con poche ma rappresentative parole  la tua attività di formatore.

Come spesso dico, esistono tanti form-attori nel panorama italiano (e non solo italiano).  Persone cioè che interpretano un ruolo, che esprimono concetti senza però aver vissuto, sperimentato, e poter parlare ed insegnare con piena cognizione di causa dei temi trattati.
Attraverso l’esperienza maturata in questi decenni, nelle aziende e nel Coaching, ho potuto comprendere quelli che sono i bisogni di chi si rivolge alla formazione e studiare un completo percorso sia per le aziende che per il singolo individuo. E’ nata infatti, la Michele Tribuzio University. Racchiude le diverse tipologie di corsi che tengo per aziende, università e team, e il bellissimo Premium personal Coaching ,  il percorso di crescita personale one to one che prevede tre fasi di sviluppo per portare il coachee alla scoperta di sé, alla crescita ed infine alla migliore espressione di sé.

Michele Tribuzio, so che hai a cuore i temi sociali, in particolare le attività che si rivolgono al sostegno dei bambini.

Ti ringrazio per questa domanda che mi consente di parlare della nostra onlus, la Zio Mike Foundation. Sono passati ormai più di 11 anni dal primo progetto dedicato ai bambini, una sala multimediale per la casa famiglia “Madre Arcucci” di Bari. Tanti altri ne sono seguiti, sempre dedicati a quelle che sono le figure più fragili della nostra società: i bambini e gli anziani. Negli ultimi anni abbiamo stretto una vera e propria collaborazione con gli amici di Rise against hunger, che con un format molto bello e speciale raccolgono fondi e confezionano pasti durante l’evento di beneficenza in favore dei bambini dello Zimbabwe.
E’ un evento straordinario ed emozionante nel quale tutta la famiglia può essere coinvolta, e al ritmo di musica, si confezionano singole razioni  pasti (riso-legumi-soia-vitamine) scandendo il raggiungimento dei numeri più importanti (1.000/5000/10.000/20.000 razioni in un giorno!).
Il prossimo evento “La vita nelle tue mani” ,si terrà a Bari Sabato 1 Ottobre 2022

Mario Furlan, life coach – Oggi mi va tutto storto!

Il life coach Mario Furlan

Il life coach Mario Furlan

Pensi anche tu, come molti, che l’umore che ti ritrovi sia qualcosa che non puoi influenzare? Che a seconda di come ti svegli la mattina sei di buon umore oppure hai la luna storta, e quindi tutto ti andrà storto?
Non è così. L’umore non è qualcosa di dato, di impossibile a cambiare. Lo puoi modificare, invece. Se ti capita di svegliarti con pensieri negativi, ecco cosa puoi fare.
Pensa a tutte le cose di cui essere grato: la salute, la casa, il lavoro, gli amici, le persone che ti amano e che ami. Non sono cose scontate, lasciamelo dire: dal 1994 mi occupo di aiutare i senzatetto, e ti garantisco che moltissimi di loro farebbero i salti di gioia se fossero al tuo posto. Per non parlare di chi vive in Paesi poveri, in zone di guerra o di chi è in un letto d’ospedale.

Pensa, poi, alle belle cose che farai oggi, e alle sfide che ti aspettano. Non problemi, ma sfide: vedile in quest’ottica.
Fai, insomma, uno sforzo a pensare in positivo, anziché in negativo. All’inizio ti sembrerà innaturale. Soprattutto se sei ipocondriaco, abituato a concentrarti sulle tue sfighe. Ma se ti concentri sul bene presente nella tua esistenza, lo vedrai. E nel tempo, prendendo questa sana abitudine, lo vedrai sempre di più. E vivrai meglio.

Mario Furlan, life coach – Ucraina: perché qualcuno tifa per l’aggressore

La favola della volpe e l'uva: un esempio di dissonanza cognitiva

La favola della volpe e l’uva: un esempio di dissonanza cognitiva

Può sembrare curioso che in questa guerra, dove è evidente chi è l’aggressore (la Russia) e chi l’aggredito (l’Ucraina), ci sia un certo numero di persone, per nulla stupide, che si schiera dalla parte dell’invasore. E trova mille giustificazioni per convincerti, e per convincersi, che Putin ha, tutto sommato, ragione: la Russia è accerchiata dalla perfida Nato (curioso che il più grande Paese del mondo possa sentirsi accerchiato); noi europei l’abbiamo provocata (perché mandiamo truppe ai confini dell’Unione); a Kiev comandano i nazisti (peccato che il presidente Zelensky sia ebreo…); addirittura gli Usa avrebbero laboratori virali e batteriologici in Ucraina, pronti a far ammalare e morire i russi…
Al massimo i putiniani riconoscono, a denti stretti, che il loro idolo ha esagerato. Quando gli chiedi se le stragi di civili sono giustificabili, loro ti rispondono: “No, ma…” E via con le giustificazioni.

LA SODDISFAZIONE DI SENTIRSI CONTRO IL MAINSTREAM

Perché avviene questa distorsione della realtà?
Perché non ci piace riconoscere di avere torto. E perché ci piace avere sempre ragione. Se poi all’avere ragione si aggiunge il brivido elitario di sentirsi contro il mainstream, l’ego è ancora più gratificato. Che bello credere di non essere pecore belanti come gli altri (il gregge), bensì di avere il coraggio di essere controcorrente! In realtà questi bastian contrari credono a ciò che è dissonante rispetto alla vulgata comune per il solo fatto che è diverso. Ma non è detto che le posizioni contrarie siano vere per il solo fatto di essere minoritarie…

Nel 1957 Leon Festinger, psicologo e sociologo, introdusse la teoria della dissonanza cognitiva. Se qualcosa è incoerente, o dissonante, con il nostro punto di vista, tendiamo a non vedere quella cosa. O a darle poco valore. Diamo, invece, molto peso a ciò che conferma la nostra opinione. In questi giorni alcuni arrivano a dire che il bombardamento russo di un ospedale pediatrico è una bufala. Perché quello che smentisce la loro posizione non può che essere un fake; mentre i fake che la sostengono sono verità indiscutibili.

Alla dissonanza, che ci mette in crisi, preferiamo la consonanza cognitiva: sapere, o illuderci, che tutto torna. Che ogni pezzo del puzzle è al posto giusto. E, soprattutto, che abbiamo ragione. Questo gratifica il nostro ego, è una carezza al nostro amor proprio.

Un esempio di dissonanza cognitiva è rappresentato nel celebre racconto La volpe e l’uva, tratto dalle Favole di Esopo. Infatti la dissonanza fra il desiderio dell’uva e l’incapacità di arrivarvi conduce la volpe a elaborare la conclusione che “l’uva è acerba”.

COME AFFIEVOLIRE LA RESPONSABILITA’ DEL COLPEVOLE

Chi nega la realtà ricorre spesso alle cosiddette tecniche di neutralizzazione. Si tratta di espedienti di varia natura, tutti tendenti a escludere o affievolire la responsabilità morale individuale, negandone o attenuandone l’illiceità. Ad esempio, la posizione dell’accusato può essere “alleggerita” attribuendo alla vittima in tutto o in parte la responsabilità di quanto accaduto (colpevolizzazione della vittima). Una donna viene violentata? Certo, lo stupratore ha sbagliato, però lei se l’è cercata… Oppure si sminuisce la portata dell’azione negativa: perché concentrarci soltanto sulla guerra in Ucraina, quando ci sono tante guerre e tante ingiustizie nel mondo? Così facendo si annacqua la colpa dell’aggressore: non è così cattivo, si comporta come tutti…

Risulta quindi evidente che è impossibile far cambiare idea a qualcuno portandogli, razionalmente, nuove informazioni: le scarterà, o le minimizzerà. I bastian contrari lo rimangono. Spesso a vita. Infatti i putiniani sono spesso gli stessi che hanno inneggiato alla Brexit, esaltato Trump, negato l’esistenza del Covid.

Chi è convinto che l’Occidente sia l’unico colpevole di tutti i problemi del mondo resterà, pervicacemente, di questa idea. L’unica cosa che può portare a un cambiamento di opinione è un evento a forte impatto emotivo: ad esempio il parlare con ucraini in fuga dai bombardamenti. E con un amico fidato che è andato in Ucraina e racconta quello che ha visto di prima mano. In tal caso sarà più difficile sostenere che si tratta di fake news…

Ogni giorno su Facebook  i consigli del life coach e motivatore Mario Furlan per la tua motivazione e la tua crescita personale!  

 

Come far sì che i dipendenti si sentano apprezzati

Far sentire apprezzati i dipendenti è essenziale per lavorare bene

Far sentire apprezzati i dipendenti è essenziale per lavorare bene

UN DIPENDENTE SU DUE NON SI SENTE APPREZZATO IN AZIENDA

L’apprezzamento è una cosa meravigliosa; fa sì che ciò che è eccellente negli altri appartenga anche a noi”: le parole di Voltaire suonano da insegnamento applicabile a qualsiasi campo e situazione della vita quotidiana, soprattutto oggi che si celebra negli USA il “National Employee Appreciation Day”, la giornata dedicata all’apprezzamento dei dipendenti. I professionisti che non sentono riconosciuto il proprio lavoro emergono in uno scenario globale influenzato fortemente dalla Great Resignation. Stando al report Recognition in the Workplace, negli USA un dipendente su 2 (52,5%) non si sente sufficientemente apprezzato dal proprio capo. Ecco quanto emerge da una ricerca condotta da Espresso Communication per Senso, marchio di proprietà di Younitestars e leader italiano nel settore degli iPhone ricondizionati.

“Lo scenario attuale impone agli imprenditori nuovi standard circa l’investimento e lo sviluppo del proprio capitale umano in azienda – afferma Gianmaria Monteleone, CEO e founder di Senso e di Younitestars – Dobbiamo smettere di cercare talenti altrove e preoccuparci di iniziare a sviluppare quelli che abbiamo in casa. In azienda abbiamo abbandonato l’idea di gerarchia per definire vere e proprie «isole del benessere», ovvero gruppi di persone che vivono il rapporto aziendale secondo le proprie regole. Il tutto è arricchito da benefit, vantaggi e responsabilità adeguate al raggiungimento dei risultati. Molte realtà abbracciano il nostro modello: a tal proposito, abbiamo già partnership attive con la piattaforma di formazione H-Farm, AFOL città metropolitana di Milano e l’Università Cattolica del Sacro Cuore”.

Ecco infine i 10 consigli più rilevanti per mantenere i propri talenti e attrarne di nuovi attraverso l’arma della riconoscenza:

  • Organizzare corsi di formazione al fine di perfezionare le skill dei professionisti, dimostrando apprezzamento nei confronti del loro talento;
  • Costruire ambienti in base ai gusti dei collaboratori, stimolando il raggiungimento di risultati;
  • Disegnare un modello flessibile nella gestione delle responsabilità;
  • Conferire, anno dopo anno, responsabilità sempre più grandi ai dipendenti, mettendo così in risalto l’apprezzamento verso il loro percorso di maturazione in azienda;
  • Garantire fast track di carriera nei confronti del personale ad elevato potenziale;
  • Dare centralità all’attrazione e allo sviluppo di talenti nella mission e nella comunicazione aziendale;
  • Costruire il proprio team, puntando su un purpose capace di motivare i professionisti all’azione e di riconoscere i traguardi tagliati da loro stessi;
  • Ristrutturare la cultura aziendale, focalizzandola su benessere organizzativo e responsabilità sociale;
  • Regalare, di comune accordo con i collaboratori, un giorno libero a seconda dei risultati raggiunti;
  • Rendere nota l’esperienza dei propri dipendenti per rinforzare la brand identity dell’impresa.