Mario Furlan, life coach – Vuoi meno, o vuoi tutto?

Mario Furlan è un life coach

I fiori sbocciano e fioriscono al massimo della loro possibilità. Senza risparmiarsi. E tu?

In natura ogni creatura vivente dà il massimo.
L’albero, il fiore, il filo d’erba crescono più che possono. Non si fermano a metà, perché ormai sono abbastanza grandi. E lo stesso fanno gli animali: diventano più grandi che possono. Compatibilmente con la  loro specie e con le condizioni in cui si trovano.
Soltanto l’uomo non cresce quanto potrebbe. E non sto parlando di crescita fisica, ma di crescita interiore.
Potremmo fare molto di più di ciò che facciamo. Potremmo realizzare, creare, raggiungere molto di più.
Ma non lo facciamo.
Perché? Perché, unici tra gli animali, godiamo del libero arbitrio. Quindi possiamo scegliere. E troppe volte scegliamo di non valorizzare i nostri talenti. Perché è più facile, richiede meno fatica.
Ma ogni decisione comporta delle conseguenze. E se non usiamo la vita per rendere al massimo, non solo sul lavoro ma anche nella vita personale, in famiglia, con chi amiamo, prima o poi ne pagheremo le conseguenze. Che si chiamano amarezza, delusione, rimpianto, frustrazione. E sono la consapevolezza di avere sprecato i doni che Dio ci ha dato.
Quindi poniti la domanda: Ti accontenti di dare, fare e realizzare meno di ciò che puoi, o punti a tutto, cioè alla vetta?

Ogni giorno su Facebook  i consigli del life coach e business coach, formatore e motivatore Mario Furlan per la tua motivazione e la tua crescita personale!
Mario Furlan è stato eletto “miglior life coach d’Italia” dall’Associazione Italiana Coach.

 

Mario Furlan, life coach – Come iniziare bene la giornata (in meno di 5 minuti)

Mario Furlan è formatore e life coach

Il formatore e life coach Mario Furlan

Chi ben comincia, è a metà dell’opera… E vale anche per la tua giornata. Se la inizi bene, la proseguirai con il piede giusto. Cioè motivato, fiducioso, carico di energia positiva. Naturalmente vale anche all’inverso: chi comincia male, prosegue ancora peggio…
Come, dunque, riuscire ad iniziarle la mattina nel modo migliore?
Consiglio di programmare, quotidianamente, un’attività che ti consenta di sentirti orgoglioso di te stesso già nei primi minuti dopo che ti sei alzato. Scegli qualcosa di semplice, facile da fare; altrimenti non la farai mai. Ad esempio, fare 5 flessioni. O prepararti una bella e salutare spremuta di agrumi. O dire una preghiera. O dare un abbraccio e dire, sorridendo, “Buongiorno, tesoro!” al partner o ad un familiare che vive con te.
Piccole, piccolissime azioni, che però ti fanno sentire bene. Che accrescono la tua autostima. Che ti danno una sferzata di motivazione: Evviva, ce l’ho fatta! E che ti mettono subito in carreggiata.
Nel tempo potrai fare qualcosa in più. Ad esempio, portare le flessioni a 10. O preparare la spremuta anche per una persona che vive con te. L’importante è iniziare. E lo farai solo se intraprendere queste azioni sarà qualcosa di talmente facile che sarà quasi impossibile non riuscirci.

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Mario Furlan, life coach – Quando serve tagliare i ponti

Mario Furlan è un life coach e un motivatore

Il life coach e motivatore Mario Furlan

Hai perso soldi in un affare che sembrava vantaggioso, e continui a investirci danaro perché ti dispiacerebbe archiviare l’operazione con una perdita? Fai male. Infatti se quella situazione è perdente, proseguire non farà che accentuare il danno.
Non pensare più a quello che hai già perso: ormai non esiste più, fa parte del passato. Si tratta di costi sommersi, ormai calati a picco. Pensa, invece, ai costi emersi. Cioè a quelli su cui hai ancora la possibilità di influire. Pensa, dunque, al futuro: hai davvero la possibilità di guadagnare? Se tu dovessi investire oggi, lo faresti ancora?
Troppe volte facciamo fatica a tagliare i ponti con il passato. Perché abbiamo la speranza di rifarci delle perdite, oppure per il semplice fatto che abbiamo dedicato tanto tempo a quella persona, o a quella situazione. Ad esempio, conservi vestiti, scarpe, libri, dvd o altre cose che non tocchi da anni, e che sai che non prenderai più in mano nella tua intera vita? Buttali via, occupano spazio inutilmente!
Lo stesso vale per le persone che frequentiamo. A parte i familiari, ci sono persone che vedi senza che questo arrechi beneficio né a te, né a loro? Se dovessi conoscerle oggi, sapendo tutto ciò che hai scoperto di loro, avresti ancora voglia di avere una relazione con loro? Se la risposta è no, taglia i ponti. Non conta il tempo trascorso con loro, ma che tu possa usare bene il tuo tempo futuro!

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Mario Furlan, life coach – Perché nessuno è profeta in patria

Gesù deriso dagli abitanti di Nazareth

Gesù deriso dagli abitanti di Nazareth: una conseguenza della legge della familiarità

Nessuno è profeta in patria. Infatti Gesù Cristo venne deriso dagli abitanti di Nazareth, il villaggio dove abitava, quando disse loro che lui era il messia. “Figurati se ti crediamo, ti conosciamo da quando eri piccolo!” gli risero in faccia i suoi concittadini.
E’ il motivo per cui spesso i genitori non vengono ascoltati dai propri figli, il principale dai suoi collaboratori, e così via. E’ la “legge della familiarità”: capita di avere difficoltà ad emergere in ambienti familiari. Nel mondo della crescita personale, ad esempio, i formatori americani vengono considerati i migliori. Anche se dicono le stesse cose di quelli italiani. Perché hanno il fascino di chi viene da oltreoceano. E spesso, quando vengo contattato per uno speech motivazionale o del business coaching in un’azienda, il titolare mi confida di avere bisogno di una terza persona per spiegare certi concetti ai suoi. “Se glieli dico io – ammette – non mi ascoltano”.
Se, pertanto, ti trovi in questa situazione, cioè chi ti sta intorno prende sottogamba le tue indicazioni, cerca una persona esterna e autorevole che sia capace di darle. Conosco un padre che per anni ha cercato, inutilmente, di convincere suo figlio a smettere di fumare. Poi, un bel giorno, il figlio ha visto sui social il suo influencer preferito affermare che fumare è da sfigati. E da allora ha smesso.

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Mario Furlan, life coach – Rassegnazione e accettazione

Il life coach e motivatore Mario Furlan

Mario Furlan, life coach e motivatore

Quando ti capita qualcosa di brutto, come reagisci?
Ti deprimi, buttandoti giù?
O ti ribelli al destino infame, gridando che non è giusto?
Oppure, ancora, accetti il più serenamente possibile quello che è successo, per poi cercare – a mente serena – di aggiustare la situazione?
Nel primo caso ti sei rassegnato. Pensi di non poter fare più nulla. E questo è sbagliato.
Nel secondo caso non accetti la situazione. E anche questo è sbagliato. Perché, qualunque cosa sia accaduta, non la puoi più cambiare. Quindi arrabbiarsi, imprecare, rifiutarsi di prenderne atto è stupido, infantile, sterile.
Nel terzo caso, invece, ti stai comportando correttamente. Hai accettato l’evento negativo, e questo ti consente di analizzare lucidamente la realtà. Ma non ti sei rassegnato. Non ti arrendi. Non ti senti vittima. E così puoi programmare la riscossa.
Ecco, ad esempio, tre casi che fanno al nostro caso.
1) Ti hanno licenziato ingiustamente.
Cosa fai: ti abbatti, pensando essere spacciato?
Ti inalberi, minacciando di spaccare la faccia al capo?
Oppure prendi atto, eventualmente ne parli col tuo avvocato, e comunque cerchi un altro posto di lavoro?
2) Il partner ti ha, improvvisamente, lasciato.
Ti disperi, pensando di non trovare mai più l’anima gemella?
Ti vuoi vendicare, insultando il partner e parlandone male con i vostri comuni amici?
Oppure cerchi di capire il perché della sua decisione, di fare tesoro della lezione e ti metti alla ricerca di una persona più adatta a te?
3) Scopri di avere un brutto male.
Ti senti già moribondo?
O ti infuri, perché non te lo meriti, visto che sei sempre stato un salutista?
Oppure, superato l’inevitabile choc iniziale, cerchi di capire esattamente cos’hai, per trovare i migliori specialisti che ti possano aiutare a guarire?

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Mario Furlan, life coach – Oggi mi va tutto storto!

Mario Furlan, life coach

Mario Furlan, life coach

Pensi anche tu, come molte persone, che l’umore che ti ritrovi sia qualcosa che non puoi influenzare? Che a seconda di come ti svegli la mattina sarai di buon umore oppure avrai la luna storta tutto il giorno?

Non è così. L’umore non è qualcosa di dato, di impossibile a cambiare. Lo puoi modificare: ecco come. Quando ti svegli, richiama alla mente tutte le cose di cui essere grato: la salute, il lavoro, gli amici, le persone che ti amano e che ami. Non sono per niente cose scontate: dal 1994, con i City Angels, aiuto i senzatetto. E ti garantisco che quasi tutti farebbero la firma per essere al tuo posto. Per non parlare di chi vive in Paesi poveri, in zone di guerra o è in un letto d’ospedale.

Pensa, poi, alle belle cose che farai oggi, e alle sfide – non problemi, ma sfide – che ti aspettano. Fai uno sforzo a pensare in positivo, anziché in negativo. All’inizio sembrerà innaturale. Soprattutto se sei ipocondriaco, abituato a concentrarti sulle tue sfighe. Ma se ti concentri sul bene nella tua esistenza lo vedrai. Col passare del tempo ti verrà sempre più naturale vederlo. E vivrai meglio.

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Mario Furlan, life coach – La domanda sbagliata e quella giusta

Il life coach e motivatore Mario Furlan

Mario Furlan, life coach e motivatore

Ogni giorno ci poniamo, spesso inconsciamente, migliaia di domande. Che spesso generano frustrazione. Si tratta, sovente, di domande che iniziano con la parola perché: Perché non ci riesco? Perché proprio a me?
Di fronte a questa domanda depotenziante, mente troverà risposte altrettanto depotenzianti: P
erché sei un fallito!, Perché non meriti niente!, Perché il mondo ce l’ha con te!
Quando abbiamo un problema – e ne abbiamo sempre tanti – meglio porci domande che inizino con come: Come posso farcela? O, meglio ancora, visto che a ogni parola attribuiamo un’emozione: Come posso risolvere il problema in modo geniale e uscirne trionfante? In questo caso ho inserito parole – geniale, trionfante – che suscitano in me emozioni positive. Che mi aiutano, quindi, ad affrontare il problema non da depresso, frustrato e sconfitto, ma da vincitore.

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Mario Furlan, life coach – Quando è meglio essere sordi

A volte conviene fingere di essere sordi

A volte, per evitare inutili discussioni, conviene fingere di essere sordi!

Cosa fai quando qualcuno ti offende, o quando offende la tua intelligenza dicendo cose assurde, irragionevoli, infondate?
Se sei come la maggioranza degli umani, rispondi piccato. In modo aggressivo. O sarcastico, derisorio. E fai male. Perché così facendo finisci col litigare. E i litigi, lo sappiamo, non portano a nulla di buono. Pensaci: è impossibile far cambiare idea a qualcuno scontrandosi con quella persona, o ridicolizzandola. Anzi: ottieni l’effetto opposto. Sentendosi aggredita, si convincerà ancora di più della veridicità della sua posizione.

Non rispondere, fingi di non avere sentito

Se, invece, sei tra i pochi capaci di non lasciarsi travolgere dall’ira o dal sangue che sale alla testa, segui il mio consiglio: non rispondere. Lascia perdere. Restando molto tranquillo.
Se un complottista spara un’idiozia, resisti la tentazione di dirgli cosa pensi della sua affermazione. E’ molto meglio non rispondere. Questo non significa che sei d’accordo con lui. Significa, invece, che sei abbastanza forte da non lasciarti travolgere dalle emozioni. E da continuare a rispettare la persona, qualunque cosa dica.
Questo consiglio vale anche nella vita di coppia. A volte, di fronte alle intemperanze del partner, è meglio scegliere di essere sordi. Non vuol dire incassare e subire, ma elevarsi tanto da non curarsi delle sciocchezze.

 

Mario Furlan, life coach – Come burocrazia e protocolli ci stanno togliendo l’umanità

Il lavoro del burocrate? Spesso inutile, o addirittura dannoso

Il lavoro del burocrate? Spesso inutile, o addirittura dannoso

Cosa pretende la burocrazia?
Che tutto segua un lungo iter prestabilito Con i suoi bravi timbri, passaggi, procedure. E con le sue mille, inevitabili autorizzazioni. Che fanno perdere tempo. E anche la voglia di proseguire. In un mondo che corre sempre più veloce, la burocrazia soffocante rallenta, ostacola e a volte affossa anche i progetti più belli.
Il burocrate, lo sappiamo, non è affatto interessato al risultato. E non per colpa sua: così gli viene chiesto. Deve soltanto verificare che il lungo, estenuante processo di verifica venga seguito punto per punto.

Si privilegiano le scartoffie rispetto all’obiettivo

Questo modo di procedere, che privilegia le scartoffie rispetto all’obiettivo, si è diffuso in vari settori. Tra cui quello medico. Oggi, di fronte ad un malato, molti medici hanno un riflesso automatico: bisogna seguire alla lettera il protocollo previsto per quella malattia. L’abbiamo visto nel caso del Covid, continuiamo a vederlo in innumerevoli altri casi. Se poi il paziente muore, poco importa: nessuno potrà rimproverare alcunché al medico, che ha diligentemente, e scrupolosamente, seguito quanto impostogli dall’alto.
Come ben si capisce, seguire pedissequamente il protocollo serve a sgravare il medico da qualunque responsabilità. E ad evitare che finisca in tribunale. Il che, in una società dove rischi una denuncia ad ogni piè sospinto, non è cosa da poco. Ma la conseguenza è che viene meno il rapporto umano tra medico e paziente: quest’ultimo si riduce ad un numero, da trattare come tutti gli altri numeri. Senza prestare attenzione alle sue necessità, e al fatto che ciò che funziona con Tizio potrebbe non funzionare affatto con Caio. Perché non siamo tutti uguali. E quindi, ovvia conseguenza, non può esistere un protocollo identico per tutti.

Se giochi in difesa non segni mai

Purtroppo il giocare tutto in difesa impedisce di segnare il goal. Non si bada più a guarire, ma ad evitare le rogne. Non conta raggiungere un obiettivo, ma l’unico obiettivo è non rischiare grane foriere, chissà, di gravi conseguenze giudiziarie. E questa mentalità, che pregiudica la collaborazione tra esseri umani e il tendersi la mano, si è diffusa in ogni ambito della nostra società: l’amministratore pubblico ha paura di firmare le carte perché potrebbe, involontariamente, violare qualche codicillo; l’impiegato preferisce negare il permesso perché potrebbe, chissà, finire in qualche guaio per omesso controllo o per avere saltato uno dei moltissimi passaggi richiesti.
Tutto ciò cui bisogna stare attenti è una cosa, e una sola: pararsi il culo.

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Mario Furlan, life coach – Come vivere bene in un mondo sempre più incerto e complicato

Il mondo digitale sembra farsi sempre più complicato

Il mondo burocratico e digitale sembra farsi sempre più complicato per il cittadino

Viviamo in un mondo sempre più incerto e pieno di rischi: dall’inizio del decennio abbiamo avuto la pandemia, la guerra in Ucraina, la fine della globalizzazione, il balzo dei prezzi delle materie prime, il crollo dei mercati, l’inflazione… e chissà cosa succederà nel 2023!
Anche la nostra vita diventa sempre più incerta. Nel secolo scorso c’erano tre capisaldi per campare tranquilli: il lavoro sicuro, la casa di proprietà e la famiglia. Oggi anche i posti fissi non sono più tanto certi; le spese di condominio sono alle stelle, e mantenere la casa diventa difficile; e un matrimonio su due finisce male.

La nostra vita si fa, poi, sempre più complicata: non è facile districarsi nel mondo di oggi, tra burocrazia impazzita, Spid, call center dove cade sempre la linea, fascicoli sanitari e fascicoli del cittadino complicati da usare. Mia madre, ottantenne, non ci capisce nulla. E confesso che anch’io faccio molta fatica a capirci qualcosa. Per questo, come tanti altri, devo ad un amico esperto di web come diavolo si fa ad accedere ai vari servizi. E se perdi un dato – come ad esempio il pin del bancomat – non riesci nemmeno a comprarti da mangiare. In teoria, per ripescarlo bastano 30 secondi; in pratica, devi chiamare un call center dove ti rispondono dopo mezz’ora, e quando ti rispondono cade la linea. E se ti rispondono devi essere capace di capire il gergo tecnico di chi ti sta parlando. Quando, detto tra noi, si potrebbero risolvere tutti questi problemi con il riconoscimento visivo. Ma sarebbe troppo comodo…

Che piaccia o no, è il nostro nuovo mondo. Tornare indietro, ad un’esistenza più semplice e a misura d’uomo, è impossibile. Abbiamo, quindi, una sola cosa da fare: credere in noi stessi. Non perderci d’animo. E sapere che, in un modo o nell’altro, ce la caveremo. Se siamo arrivati sani e salvi fino ad oggi, è probabile che continueremo così. Qualunque cosa accada. Non abbiamo alcuna possibilità di controllare quello che succede nel mondo, ma possiamo controllare il nostro mondo interiore. Solo così riusciamo, nonostante tutto, a vivere sereni.