Mario Furlan, life coach – La spiga che spezza la schiena

Il life coach e motivatore Mario Furlan

Mario Furlan, life coach e motivatore

Il contadino carica l’asino di sacchi di fieno, uno dopo l’altro. Nessun problema, fino a quando non aggiunge un’ultima, piccola spiga di fieno. E il povero animale, improvvisamente, crolla sotto il peso di quell’ultimo carico.
Non è stata soltanto la spiga finale, che pesa pochi grammi, a spaccargli il dorso. E’ stata l’aggiunta alle migliaia di spighe caricate in precedenza.  Così è la nostra vita: una cattiva abitudine sembra, nel breve, innocua, ma protratta negli anni può, alla fine, distruggerci. Se, ad esempio, fumi, probabilmente pensi che non ci saranno mai conseguenze negative: i giorni passano, ma non noti alcun problema di salute. Chi ti dice, però, che tra qualche anno sarà ancora così? Chi ti dice che anni di dieta sbagliata, di stile di vita sbagliato, di tempo sprecato non avranno ripercussioni sul tuo benessere fisico, sulla tua professione, sulla tua vita?
Allo stesso modo una buona abitudine può nel tempo, portarci all’obiettivo. Perché il successo non deriva tanto da un’improvvisa rivoluzione, quanto da una progressiva evoluzione. Un passo alla volta, verso il traguardo.

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Mario Furlan è stato eletto “miglior life coach d’Italia” dall’Associazione Italiana Coach.

Mario Furlan, life coach – Usa l’amore per raggiungere i tuoi risultati

Mario Furlan, life coach e motivatore

Mario Furlan, life coach e motivatore

Spesso siamo disposti a fare per chi amiamo ancora di più di ciò che faremmo per noi stessi. Una madre ne è il classico esempio: è disposta a fare di tutto, anche a morire, per suo figlio.
Sfruttiamo questa nostra caratteristica per attingervi la motivazione a impegnarci nei momenti di crisi. Proprio in quei frangenti, in cui ci viene voglia di gettare la spugna, pensiamo a chi amiamo: un figlio, il partner, un genitore, un amico… E dedichiamo i nostri sforzi a quella persona. L’amore ci aiuterà a trovare nuova energia, e a raggiungere il risultato.
Se sei credente, puoi dedicare il tuo sacrificio a Dio, al Santo cui sei devoto, al  Profeta…Ogni religione abbraccia questo modo di pensare: è la potenza della Fede.

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Il vademecum per evitare incidenti nelle smart cities

SMART CITIES, NEGLI EDIFICI DEL FUTURO LA SICUREZZA DEI CITTADINI PASSA DAGLI ASCENSORI: ECCO IL VADEMECUM PER EVITARE INCIDENTI ED IMPREVISTI LAST MINUTE

 La sicurezza è più che un semplice concetto, è un vero e proprio codice da seguire nel presente per creare un futuro migliore”: con queste parole Luca Romano, Safety Manager di KONE Italia, definisce un termine che, in vista della Giornata Mondiale dedicata alla Sicurezza e alla Salute sul lavoro in programma il 28 aprile, assume ancor più rilevanza. Il tema ha una valenza a 360° che coinvolge tutti i principali settori operativi, tra cui l’edilizia, asset responsabile della costruzione delle cosiddette “smart cities” o “città del futuro”, all’interno delle quali i veri protagonisti saranno gli ascensori digitali. Questo emerge da una serie di ricerche condotte da Espresso Communication per KONE che, in veste anche di collaboratore di The European House – Ambrosetti per la realizzazione di una ricerca sugli investimenti nella filiera degli smart building, vede nell’invenzione nata nel lontano 1857 una vera e propria capitale di valori, tra cui la sostenibilità, l’innovazione e, per ultimo ma non meno importante, anche la sicurezza.

Quest’ultima, in casa KONE, risulta un principio su cui si fonda l’operatività quotidiana. Conferme in merito giungono da Luca Romano, Safety Manager della multinazionale di origine finlandese: “La safety è uno dei tratti distintivi della nostra company. Realizzando prodotti che hanno il compito di trasportare persone da un piano all’altro, abbiamo l’obbligo di prestare attenzione ad ogni minimo dettaglio. Ciò significa, in primis, mettere i nostri professionisti nelle migliori condizioni lavorative possibili, fornendo loro tutta l’attrezzatura necessaria al fine di svolgere il loro operato al meglio. In questo modo possono realizzare innovazioni in linea con le esigenze quotidiane, capaci di governare i diversi flussi di cittadini in tutta sicurezza. A questo proposito, di recente, abbiamo anche rafforzato la partnership con Hilti, azienda specializzata in soluzioni per l’edilizia, scegliendo la piattaforma cordless Nuron per cantieri più sicuri, efficienti, produttivi e tecnologicamente all’avanguardia”.

Fanno seguito alle parole di Romano anche una serie di informazioni di natura normativa: la progettazione e l’installazione degli ascensori in Europa, infatti, è regolamentata dalla Direttiva 2014/33/UE. Questa stabilisce i requisiti che i fabbricanti dei componenti di sicurezza e gli installatori sono chiamati a rispettare.

In casa KONE, la sicurezza passa da una serie di attività che vengono applicati day by day in fase di servizio:

  • Analisi: in caso di eventuali incidenti, il team operativo analizza accuratamente quanto successo in modo tale da riparare eventuali guasti e fornire così un nuovo strumento di ultima generazione.
  • Aggiornamento: se un ascensore o una scala mobile situata all’interno di un determinato condominio o edificio pubblico, questo viene modificato con l’obiettivo di soddisfare le richieste dei cittadini che lo utilizzano.
  • Manutenzione: al fine di ridurre al minimo il numero di imprevisti o incidenti occasionali, i professionisti di KONE effettuano, a cadenza variabile, una serie di controlli di manutenzione per testare lo stato attuale dei singoli prodotti.
  • Digitalizzazione: grazie all’innovativo KONE 24/7 Connected Services, dotato di IA, vengono analizzati ascensori e scale mobili in forma preventiva in modo tale da porre all’attenzione dei tecnici eventuali anomalie prima che si verifichi un guasto.
  • Organizzazione: ogni anno in tutte le sedi made in KONE viene organizzato un evento ad hoc per celebrare la sicurezza e sensibilizzare i dipendenti sul tema. Per i cittadini e le comunità del territorio ci sono ulteriori iniziative all’interno di edifici o strutture pubbliche.

Mario Furlan, life coach – Perché non conviene raccontare, e raccontarsi, balle

Il life coach e motivatore Mario Furlan

Mario Furlan, life coach e motivatore

Viviamo in un mondo di promesse infrante. In cui la parola data, gli impegni, le garanzie sembrano, ormai, non garantire più nulla. Sono carta straccia, parole al vento. E questa cattiva abitudine, e mancanza di rispetto, è andata crescendo negli ultimi anni.

Diciamo “Ci vediamo venerdì!”, o “Ci sentiamo domani”, sapendo che forse non sarà così. Perché ce ne dimentichiamo. O ce ne infischiamo. E magari ci inventiamo qualche scusa per giustificare la nostra assenza.
Assicuriamo il nostro impegno per aiutare  l’amico a trovare un lavoro, ma quando per mail ci arriva il cv lo cestiniamo.
Abbiamo firmato un contratto di lavoro, ma ci mettiamo in malattia per non lavorare e ricevere comunque lo stipendio.
Ci ripromettiamo di smettere di fumare o di iniziare a correre, ma sotto sotto sappiamo che non faremo né una cosa, né l’altra.

Ma quando non manteniamo la parola data, perdiamo credibilità. E quando perdiamo credibilità, rompiamo le relazioni. Con gli altri. E con il nostro animo.
Gli altri non ci credono più. Ci considereranno, giustamente, inaffidabili. Per non dire di peggio. Si sentiranno presi per i fondelli. E noi stessi non crederemo più in noi stessi, e a ciò che avremmo deciso. Le nostre promesse saranno promesse da marinaio, non avranno alcun valore.
Prova a mantenere la parola data per almeno un mese. Con gli altri. E con te stesso. Vedrai, poco per volta, il mondo intorno a te cambiare.  E diventerai una delle poche persone davvero rispettate e stimate. Perché non prendono in giro. Perché sono oneste. Perché la loro parola è oro. E perché sono attendibili, leali, serie e corrette.

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Alessandro Saviola: ecco il segreto del successo del mio gruppo, leader mondiale per il riciclo del legno

Alessandro Saviola, Presidente di Saviola Holding

Alessandro Saviola, Presidente di Saviola Holding

Gruppo Saviola è l’azienda leader in Italia e nel mondo per il riciclo del legno post-consumo per la produzione del pannello ecologico 100% recycled wood che arreda in modo sostenibile le nostre case. Quindici stabilimenti in Italia e nel mondo, 2000 collaboratori, 900 milioni di fatturato: è un vero e proprio colosso internazionale della circular economy nata a Viadana (MN) e che esporta la bellezza del Made in Italy nel mondo. Alessandro Saviola, Presidente del Gruppo Saviola e noto imprenditore, ci spiega il segreto del successo della sua azienda.

Il termine impresa ha un doppio significato, quello di azienda, intesa come realtà industriale, e quella che deriva dal verbo “intraprendere”, ovvero una sfida. Nel suo lavoro questi due significati si trovano l’uno accanto all’altro, destinati a coesistere. Cosa l’ha spinta a fare impresa, a intraprendere questo viaggio con tutte le soddisfazioni, ma anche i rischi che ne derivano?

Gruppo Saviola come impresa è nata già come una sfida. Quella di mio padre che partendo da zero nel 1963 è riuscito a creare una realtà consolidata e che quest’anno celebra i 60 anni di storia, ma penso poi alla sfida più grande (che con la consapevolezza ambientale di oggi posso dire essere stata vinta) abbandonare l’uso di legno vergine per passere a trasformare una materia prima seconda come il legno post-consumo. L’azienda si è dovuta trasformare e noi siamo cambiati con lei. Fin da bambino sono cresciuto in azienda che per me già da allora era profumo di casa. Da quel momento ho dovuto affrontare tante sfide a partire dal 2009 con la scomparsa improvvisa di mio padre in piena crisi economica. Mi piace molto fare quello che faccio e, insieme ai miei collaboratori e collaboratrici, vedere realizzati gli obiettivi che insieme ci poniamo ogni giorno.”

Parlando di obiettivi, Mauro Saviola già negli anni ‘90 ha trasformato il Gruppo in quella che oggi viene chiamata un’azienda Eco-Ethical. Al momento non siete solo leader nel vostro settore, ma siete anche i pionieri nel riciclo del legno post-consumo e un esempio di sostenibilità sicuramente da seguire. È un grande traguardo?

“Sicuramente oggi stiamo continuando quella che è stata la visione pionieristica di mio padre, cercando di migliorarci e alzare sempre di più l’asticella. Siamo molto fieri di quello che facciamo, ogni giorno salviamo con la nostra produzione 10mila alberi e ogni anno tanti quanti la dimensione del Comune di Roma. Ultimamente, stiamo cercando di comunicare questo messaggio perché vogliamo informare le persone renderle più consapevoli del fatto che arredare la casa in modo sostenibile è possibile. Quando si parla di riciclo in pochi pensano al legno. Posso dire che uno dei nostri obiettivi, al momento, è certamente quello di informare il consumatore che esistono materiali, in questo caso i nostri pannelli ecologici 100% recycled wood, esteticamente e qualitativamente identici ai materiali a cui si ispirano (legni, pietre, tessuti, marmi…), ma con un impatto ambientale nettamente positivo.”

C’è qualche consiglio che si sente di dare a tutti quei giovani che hanno intenzione di intraprendere un percorso imprenditoriale?

“Sicuramente sono fondamentali la motivazione e la perseveranza, ma soprattutto l’avere fiducia. Io stesso mi sono trovato in prima persona ad intraprendere nuove sfide. Fare impresa al giorno d’oggi è certamente una scommessa, ma è anche l’esperienza più appassionante che mi sia capitata. Quello che faccio e che devo fare ogni giorno è anche quello che amo e quindi ci metto tutta la passione che ho, impegno e coraggio. Questo anche grazie alla mia famiglia e ai miei amici. Circondarsi di persone appassionate è molto importante, qualcuno che ti sappia dare buoni consigli ma anche qualcuno che ti stia vicino nei momenti più difficili.”

Mario Furlan, life coach – Come essere vincitori

Coltivare una mentalità vincente aiuta a vincer

Coltivare una mentalità vincente aiuta a raggiungere i risultati sperati

Scienziati di un’università americana organizzarono un combattimento tra topi. E drogarono uno dei due, per intontirlo.
Naturalmente vinse l’altro. Che continuò a vincere nei match successivi, anche contro roditori più grossi di lui. Perché si sentiva forte, vincitore: era motivato a combattere, sicuro di sé.

Noi umani siamo come i topi. Una volta che iniziamo ad avere successo e a vincere, è più facile continuare a farlo. Perché ci convinciamo di essere dei vincitori. Naturalmente funziona, purtroppo in modo ancor più incisivo, anche all’inverso: spesso basta una sola sconfitta per persuadersi di essere dei perdenti, dei buoni a nulla.

Quindi aiuta i tuoi collaboratori, e i tuoi figli, ad ottenere delle prime, facili vittorie: si sentiranno vincitori, si comporteranno da vincitori.  E cosa fanno i vincitori? Continuano a vincere!

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Mario Furlan, life coach – Due cose da evitare nelle conversazioni

Il life coach Mario Furlan

Il life coach Mario Furlan

Ci sono due cose da evitare nelle conversazioni.
La prima è sempre da evitare. Come la peste.
La seconda è da evitare se non sei ancora in confidenza con le persone.
E’ sempre utile non presentarsi da sbruffoni, altezzosi, persone che ostentano i loro strepitosi successi. Questo, lo sappiamo, indispone e rende odiosi; perché chi si atteggia da supereroe fa sentire piccolo piccolo l’interlocutore.
Ma è altresì sbagliato aprirsi troppo con chi si conosce poco. La cultura odierna spinge ad esibire le proprie fragilità e debolezze: sei un essere umano pieno di problemi e paure, non nasconderle! Concetto giusto, ma da applicare con cautela. E non con chiunque. E, soprattutto, non subito. Se sin al primo incontro ti piangi addosso sciorinando le tue disgrazie non ti apprezzeranno affatto. Non ti giudicheranno aperto e sincero, bensì lagnone e sfigato. Anche in questo caso il risultato sarà lo stesso: cercheranno di evitarti, ti considereranno uno jettatore e se ti incroceranno si toccheranno.

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Mario Furlan, life coach – Perché siamo sempre più stupidi

Il qi delle nuove generazioni è più basso di quelle precedenti

Secondo i testi scientifici, il quoziente intellettivo delle nuove generazioni è più basso di quelle precedenti

Tutti i test scientifici dimostrano che i ragazzi di oggi hanno un quoziente d’intelligenza più basso rispetto alle generazioni precedenti, e sono meno disposti al sacrificio. Questo perché i loro genitori e la scuola cercano di rimuovere tutte le difficoltà dal loro cammino: guai a bocciare, a castigare, a rimproverare!
Sembra che siano dimostrazioni d’amore verso i pargoli. Ma invece li danneggiano.
L’essere umano, si sa, cerca istintivamente la via più facile. Ma questo ci impigrisce. Ci toglie lo slancio, il mordente, l’impegno, il vigore, il coraggio, la forza d’animo. Se vogliamo ottenere risultati, dobbiamo invece impegnarci. E dobbiamo abituarci a farlo. E’ come esercitare un muscolo: se non lo utilizziamo, si atrofizza.
Pertanto educhiamoci, ogni giorno, a fare qualcosa che ci richiede un minimo sacrificio, ma che ci forgia il carattere e ci giova alla salute. Possiamo, ad esempio, alzarci al suono della sveglia invece che poltrire a letto; svolgere attività fisica; digiunare ogni tanto; evitare di fumare, di bere superalcolici e di mangiare cibi golosi, ma nocivi.
Per scolpire i muscoli del carattere serve anche essere disciplinati, cioè fare ciò che ci siamo ripromessi. E tenere fede agli impegni presi. Anche se ci costa.
Se lo facciamo, diventeremo più sani nel corpo e nella mente. Non persone che cercano continuamente giustificazioni e ripieghi, ma donne e uomini che hanno obiettivi chiari e motivanti. E che sono disposti a pagare il prezzo per raggiungerli.

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Mario Furlan, life coach – Rinunci come l’elefante?

L'elefantino legato, esempio di incapacità appresa

L’elefante legato, esempio di incapacità appresa

Nella vita si impara. A fare. Ma anche a rinunciare. E’ la teoria dell’incapacità appresa, spiegata dallo psicologo Martin Seligman: la situazione in cui ci abituiamo a credere di essere incapaci a fronteggiare una situazione.
Come nel caso dell’elefantino: legato ad un albero, cerca di liberarsi. Ma non riesce a spezzare la fune. Si fa male. E alla fine, frustrato, rinuncia a tirarla.
Poi, negli anni, l’animale cresce. Diventa grande e forte. Adesso sì che potrebbe facilmente rompere la fune. Ma continua a non provarci neppure: si è convinto, sin da quando era cucciolo, che non ce la farà mai.
Quante volte siamo come l’elefantino? Quante volte restiamo schiavi di insuccessi del passato, anche quando non dovrebbero avere più alcuna presa su di noi? La prossima volta che pensi di non potercela fare perché in passato non ci sei riuscito, prima di gettare la spugna rifletti: da allora sono cambiate le condizioni? Ho più esperienza? E ricorda che tutti i grandi, da Edison a Walt Disney, da Steve Jobs a Mario Moretti Polegato di Geox hanno fallito un sacco di volte prima di essere coronati dal successo.

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I 10 consigli per sfruttare le potenzialità dell’intelligenza artificiale

Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti_fondatori IA Spiegata Semplice

Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, fondatori della società IA Spiegata Semplice

ALLARME SICUREZZA, PER 8 AMERICANI SU 10 L’IA È TERRENO DI CACCIA PER MALINTENZIONATI: DAGLI ESPERTI ECCO I 10 CONSIGLI PER SCACCIARE LA PAURA E SFRUTTARNE LE POTENZIALITÀ

Conoscere le nostre paure è il miglior metodo per occuparsi delle paure degli altri”: le parole dello psichiatra Carl Gustav Jung risultano più che azzeccate per descrivere un momento in cui la paura, a livello globale, ha un nome ben preciso. Si tratta dell’intelligenza artificiale che, secondo un serie di ricerche condotte sulle principali testate internazionali del settore da Espresso Communication per Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice, la più grande community italiana dedicata proprio alla scoperta della tecnologia sopra descritta, risulta un terreno di caccia per malintenzionati per circa 8 americani su 10 (78%). E in Europa? La situazione si conferma drastica: stando a quanto indicato da Eurostat, infatti, solo l’8% delle organizzazioni del Vecchio Continente utilizza tecnologie basate sull’IA. Tra queste, ben 7 multinazionali su 10 non sono in grado di applicare correttamente l’intelligenza artificiale in modo tale da accrescere il business e perfezionare l’operatività. All’interno dell’approfondimento di Eurostat è presente anche una classifica dei paesi in cui è presente il maggior numero di imprese AI addicted e l’Italia risulta persino fuori dalla top 15.

Sulla stessa lunghezza d’onda si dimostra anche il Polimi che, per l’occasione, ha realizzato un’indagine accurata che non lascia spazio a dubbi: ben il 94% delle imprese italiane non utilizza l’IA. Ora una domanda sorge spontanea: è possibile invertire questo trend e mettere al corrente imprenditori e manager che l’IA è un’opportunità e non il classico incubo notturno? La risposta è sì e proviene da una realtà 100% made in Italy: si tratta di Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice, ovvero la più grande community italiana interamente dedicata alla scoperta dell’IA e delle sue incredibili applicazioni. “Immaginiamo un mondo in cui le aziende collaborano con l’intelligenza artificiale per prendere decisioni strategiche utili alla crescita del business – affermano Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, fondatori di Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice e organizzatori dell’AI Week – È importante, però, concentrarsi sul valore offerto ai clienti, non dovendo rincorrere gli obiettivi di fatturato. L’IA non è un nemico, bensì un’innovazione avveniristica di cui siamo chiamati a fare tesoro al fine di rivoluzionare il presente e il futuro di tutte le principali industrie produttrici: di questo e molto se ne parlerà in occasione dell’AI Week, ovvero l’evento made in Italy dedicato proprio agli imprenditori che vogliono scoprire il mondo AI centered”.

Ecco, quindi, il decalogo stilato dagli esperti con i consigli più sorprendenti per applicare l’IA in ottica aziendale in modo del tutto innovativo e futuristico:

  • C’è un’intelligenza artificiale adatta ad ogni impresa
  • Si parte sempre da un problema
  • Se l’erba del vicino è più verde, dare un’occhiata non guasta mai
  • Esiste un’intelligenza artificiale 100% made in Italy
  • Dati, dati e ancora dati
  • Pronti, partenza, via
  • L’azienda intera deve sapere dell’IA
  • L’IA a supporto di ingegneri e non solo
  • Se non esiste una strada percorribile, bisogna crearla
  • In assenza di conoscenze, è fondamentale informarsi